C’è una guerra che spesso dimentichiamo ma che continua a provocare vittime e soprattutto profughi. Nelle prime ore del 18 marzo alcuni attacchi aerei pakistani hanno preso di mira diversi presunti nascondigli dei talebani pakistani nel vicino Afghanistan, uccidendo almeno otto persone. Si è trattato della reazione all’attentato avvenuto sabato 16, quando gli insorti avevano ucciso sette soldati dell’esercito di Islamabad in un attacco suicida avvenuto nella regione nordoccidentale del Paese. In quell’episodio l’attentatore si era lanciato con il suo camion carico di esplosivo contro una postazione presidiata nella città di Mir Ali, una città nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l'Afghanistan, mentre dietro al mezzo avanzavano sparando altri miliziani. Le truppe hanno risposto e hanno ucciso tutti e sei gli aggressori in una sparatoria. Nella giornata successiva, il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha partecipato ai funerali dei soldati e ha promesso di vendicarsi per le loro uccisioni, affermando nel suo discorso: “Il sangue dei nostri soldati martiri non sarà sprecato”. L’attacco era anche stato poi rivendicato da un gruppo militante appena format e definito “Jaish-e-Fursan-e-Muhammad”, formazione che i funzionari della sicurezza pakistana ritengono sia composto principalmente da membri del gruppo fuorilegge Tehrik-e-Taliban Pakistan (in sigla, Ttp), che spesso prende di mira soldati e polizia pakistani.
E’ comunque noto anche alle intelligence occidentali che combattenti e i leader del Ttp si nascondono in Afghanistan da quando, nel 2021, il Paese è stato riconquistato dai talebani dopo vent’anni di presenza degli Usa e delle Nato. Il governo talebano di Kabul, tramite Il portavoce capo dei talebani afgani Zabihullah Mujahid, ha immediatamente denunciato gli attacchi che rischiano di aumentare ulteriormente la tensione tra le due nazioni poiché gli attacchi sarebbero stati fatti nelle province di Khost e Paktika, al confine – ben poco delineato - con il Pakistan. Da parte dell’esercito pakistano non c’è stato alcun commento, mentre i talebani pakistani – un gruppo militante separato ma alleato dei talebani afghani – hanno confermato gli attacchi affermando che tra le vittime ci sono state diverse donne e almeno tre bambini.
Tornando all’attacco aereo, non è noto quanto in profondità volassero i jet pakistani all'interno dello spazio aereo afghano, ma è certo sono stati i primi interventi dal 2022, ovvero da quando il Pakistan ha preso di mira i nascondigli dei militanti al di fuori dei suoi confini. Il Pakistan non è certo nuovo a queste azioni: nel gennaio scorso vi furono alcuni scambi di colpi all’interno del territorio iraniano, dove Teheran aveva segnalato sconfinamenti dei pakistani. Nel suo discorso, il talebano Mujahid ha dichiarato: “Questi attacchi rappresentano una violazione della sovranità dell’Afghanistan e ci saranno conseguenze negative che questo Paese non sarà in grado di controllare”. Anche se il governo di Kabul afferma spesso che non permetterà al Ttp o a qualsiasi altro gruppo militante di attaccare il Pakistan o qualsiasi altro paese partendo o trovando rifugio nel suo territorio, negli ultimi anni i talebani pakistani hanno intensificato gli attacchi all’interno della nazione, mettendo a dura prova le relazioni tra Kabul e Islamabad.
L’organizzazione Tehrik-e Taliban Pakistan (Ttp), è un'alleanza di reti militanti formatasi nel 2007 per unificare l'opposizione contro l'esercito pakistano. Gli obiettivi dichiarati sono l’espulsione dell’influenza di Islamabad dalle aree tribali ad amministrazione federale e dalla vicina provincia di Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan, attraverso l’attuazione di un’interpretazione rigorosa della sharia in tutto il Paese e l’espulsione delle truppe della coalizione dall’Afghanistan, fatto poi avvenuto. I capi del Ttp hanno sempre affermato, anche pubblicamente, la volontà di stabilire un califfato islamico rovesciando il governo di Islamabad grazie anche al mantenimento di stretti legami con i leader di al-Qaeda. Dal il movimento ha ripetutamente minacciato di attaccare gli Stati Uniti, arrivando a rivendicare la responsabilità del fallito attentato effettuato mediante autobomba a Times Square, New York, il primo maggio 2010. L’anno successivo un portavoce Ttp promise di attaccare gli Usa e l’Europa per vendicare la morte di Osama Bin Laden avvenuta il 2 maggio 2011 nel corso dell’operazione Neptune Spear (Lancia di nettuno), missione condotta dal “Team Six” dei Navy Seal statunitensi.