Editoriale. Ieri sera, il Napoli ha pareggiato per 1 a 1 contro il Torino, nella partita che ha aperto la 28esima tornata di questo campionato. Ancora una volta gli azzurri non sono riusciti a sfatare il tabù che non li ha visti mai superare le due vittorie di fila, quando, invece nello scorso torneo, la squadra di Spallettone infilò ben 11 successi consecutivi. Ormai quel Napoli è solo un bel ricordo da riporre nel cassetto. Ahimè, in virtù di questo risultato, non nutro più alcuna speranza di qualificazione alla prossima edizione della maggiore competizione, per club, del vecchio continente. Non è bastato neanche uno straordinario Kvaratskhelia, autore del vantaggio partenopeo e dominatore assoluto, in particolare nella seconda parte della gara, nella fase offensiva del team di Calzona. Grazie, anche alla bravura del portiere granata, il georgiano si è visto sventare diverse occasioni da rete che meritavano miglior fortuna. La dea bendata, stavolta. non è stata così benevola come contro i bianconeri. La nota dolente solita, tuttavia, è quella di subire, sempre, almeno una rete da parte degli avversari. I cosiddetti clean sheets della compagine azzurra, in serie A, sono stati soltanto 6 in 28 match disputati, mentre gli avversari di turno ne hanno collezionato ben 13, quattro in meno dell’Inter che, con 17, guida questa speciale graduatoria. I difensori non sono stati attenti e concentrati davanti al loro portiere. Dare tanto spazio a Sanabria per compiere labellissima rovesciata che ha portato al pareggio, dopo tre minuti dalla rete del numero 77, è stata un’ingenuità imperdonabile. Il Napoli sta pagando a caro prezzo il non aver sostituito degnamente Kim. Contro il Toro, pure il centrocampo non è stato all’altezza, con uno Zielinski ormai inesistente e svogliato e con Anguissa che si è ripreso solo nel finale di gara, costringendo Lobotka a triplicarsi per sopperire alle sue mancanze e a quelle del polacco, fantasma assoluto che, ora come ora, deve essere, per forza maggiore accantonato, pur se Traorè non è ancora al meglio della condizione. Per giunta Osimhen, ingabbiato e maltrattato da Buongiorno non si è dimostrato sui suoi standard abituali. Risultato, inevitabile pareggio che non serve a nulla e che chiude quasi tutta la porta che va verso la Champions. A proposito di Champions League, martedì ci sarà il ritorno degli ottavi di finale con i catalani del Barcellona; si parte dall’1 a 1 dell’andata, ma arrivare a questa sfida difficilissima reduci da un deludente pari, non è sicuramente il massimo. Malgrado i blaugrana siano privi di giocatori di lignaggio, il pronosdtico è tutto dalla loro parte, tuttavia mai dire mai. In verità, ieri sera, non mi ha convinto neppure il tecnico arrivato da poco, in primis, perchè doveva sistituire molto prima l’ombra di Zielinski e poi perchè non ha saputo dare la scossa giusta alla squadra, rivelatasi nuovamente prigioniera di problemi pscologici. Insomma, dopo le due buone prove precedenti, il Napoli è tornato ad interpretare un match dai ritmi molto bassi, contornato da grossi errori tecnici e da un gioco senza sbocchi utili. L’unico a dannarsi l’anima per arrivare al gol, come detto, è stato il talento georgiano che ha combattuto da solo contro i granata. A lui va un otto pieno in pagella. Questa squadra, per avere chances, a Barcellona deve avere un’evoluzione, a dir poco stratosferica, e disputare una partita maschia col coltello tra i denti, facendo completamente l’opposto di quanto fatto nei confronti dell’undici di Juric. In parole povere, la prova generale per la Champions è stata fallimentare, un autentico passo indietro per Francesco Calzona che, però, qualcosa di buono ha portato nell’ambiente azzurro. Adesso, comunque vada a finire, bisogna almeno salvare la faccia e chiudere la stagione nel miglior modo possibile, con gloria o senza. Ma, questo come al solito, lo scopriremo solo vivendo!
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