Secondo le conclusioni raggiunte da una commissione di inchiesta ufficiale, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha la ”responsabilità personale” della morte di 45 ebrei ortodossi nella calca durante un pellegrinaggio sul monte Meron, episodio che risale all’aprile 2021. ”Tuttavia – hanno aggiunto i tre membri della commissione, secondo la radio pubblica Kan – nei suoi confronti non abbiamo preso decisioni di carattere operativo”. I giudici hanno incolpato di “responsabilità personale” anche Amir Ohana (allora ministro per la sicurezza interna ed oggi presidente della Knesset) e il capo dello polizia Yaakov Shabtai. Secondo Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, Netanyahu avrebbe dovuto dimettersi il giorno dopo il disastro.
Al raduno ebraico di Lag ba-Omer del 30 aprile 2021, c’erano almeno 100mila persone: l’anno prima non si era svolto ed era il primo grande evento autorizzato dopo l’emergenza coronavirus. Oltre alle 45 persone morte schiacciate – tra cui 16 bambini -, i movimenti della folla (causati dal crollo di un palco) provocarono anche più di 150 feriti. Appartenevano tutti alla setta ultraortodossa e antisionista Toldos Aharon Hassidic, che vive nel centro di Gerusalemme. Nei giorni successivi, il primo ministro Netanyahu aveva parlato di “un disastro terribile”, “uno dei più pesanti che abbiano colpito lo Stato di Israele“.
Già all’epoca dei fatti, però, alcuni testimoni avevano accusato la Polizia di aver bloccato l’uscita. Era convinto di quest’ultima ipotesi il rabbino Velvel Brevda, testimone della calca, che aveva accusato la polizia di aver bloccato con delle barriere le uscite che negli anni precedenti erano abitualmente utilizzate. “Da dove saremmo dovuti uscire? Alle autorità che erano lì non poteva importare di meno”, ha dichiarato. Il religioso aveva detto di ritenere responsabile il governo per le vittime, “uccise qui senza una ragione, solo per dimostrare che controllano questo posto, e che non lo controllano gli ebrei ortodossi”. Il Dipartimento per le indagini interne della polizia del ministero della Giustizia di Israele aveva subito aperto un’inchiesta su una possibile negligenza della polizia.
Nelle loro conclusioni i tre membri della commissione stabiliscono che Ohana non potrà più fungere da ministro della sicurezza interna e consigliano che il capo dello polizia Shabtai lasci il suo incarico il più presto possibile, compatibilmente con le necessità della guerra in corso. Rilevano che i responsabili della organizzazione di quell’evento avrebbero dovuto prendere in considerazione in anticipo l’opportunità di ridurre il numero dei partecipanti ammessi sul posto. “Il disastro di Meron poteva essere impedito” affermano i membri dell commissione. “La situazione (delle strutture, ndr) era evidente e preannunciata. Come in una tragedia greca, era possibile intuire la fine fin dall’inizio. Era chiaro che un giorno un disastro si sarebbe verificato”. Secondo la Commissione, insomma, Netanyahu aveva ignorato gli avvisi che erano arrivati sul suo tavolo in merito alla scarsa sicurezza del luogo.
L'articolo Israele, Netanyahu “ha la responsabilità personale” per la strage sul monte Meron in cui morirono 45 ebrei ortodossi proviene da Il Fatto Quotidiano.