Un febbraio estremo, non solo per il clima. In valle di Seren è caduto mezzo metro di pioggia
È stato l’inverno fra i più piovosi di sempre. E il più caldo, con 4 gradi in più della media del periodo, certifica Arpav. E il maltempo non è finito. Ancora pioggia e neve, oggi, rispettivamente sotto e sopra i 1300-1400 metri. Pochi millimetri in un caso, una manciata di cm nell’altro. Dal pomeriggio di sabato, invece, crescente probabilità di precipitazioni nevose sopra 1100-1300 m.
«I fenomeni saranno moderati sulle Prealpi e perlopiù deboli sulle Dolomiti. Previsti 10-15 mm d’acqua sulle Prealpi occidentali e 2-10 mm sulle Dolomiti, con altrettanti cm di neve sopra i 1500 m», anticipa il previsore dell’Arpav Robert Luciani Thierry. Un fine settimana, dunque, di attesa per i gestori degli impianti.
«Mai visiti danti sciatori, 9 su 10 stranieri», afferma Marco Grigoletto, da Arabba. «Fino a 1700 metri di quota piove, ma si continua a sciare. La neve tiene perché è compatta. Sparare? In qualche caso lo vorremmo, dai 1800 in su, ma le temperature si sono rialzate. Forse lo faremo da domenica, quando scenderanno».
Intanto all’Arpav di Belluno Bruno Renon ha redatto il bollettino dell’inverno meteorologico che si è concluso il 29 febbraio. Febbraio eccezionalmente caldo «e molto piovoso e nevoso», certifica, dati alla mano. «L’inverno 2023-24 risulta, infatti, il più caldo in assoluto da quando la Regione Veneto effettua misurazioni, in pratica negli ultimi 40 anni, superando di poco altre recenti stagioni invernali insolitamente calde, come quelle del 2019-20, 2013-14 e 2006-07».
Dando uno sguardo ancora più all’indietro, Renon scopre che rispetto agli ultimi 140 anni, proprio questo è il record dell’inverno meteorologico: con 4 gradi in più della media. «Lo zero termico è variato fra un minimo di 1340 m il giorno 26 ed un massimo di 3050 m il giorno 5», sono alcune curiosità offerte da Renon. «Lo scarto dalla norma della temperatura media di Belluno di questi primi 2 mesi dell’anno ammonta ora a +2,1 gradi». E le precipitazioni sono risultate più copiose del consueto.
Sulle Dolomiti settentrionali (Ampezzano, Val d’Ansiei, Comelico) sono caduti in media 90-110 mm di pioggia, più neve fusa, sul resto delle Dolomiti da 100 a 220 mm, mentre sulle Prealpi (Alpago, Valbelluna e Feltrino) da 200 a 400 mm, con picchi di 411 mm in Cansiglio e 557 mm a Valpore (alta Valle di Seren).
«Questi valori sono risultati da 2 a 4 volte i valori normali sulle Dolomiti e da 4 a 5 volte sulle Prealpi», puntualizza il tecnico Arpav. «Si è trattato di uno dei mesi di febbraio più piovosi di sempre, con casi recenti nel 2016 e 2014».
La neve è caduta, anche abbondante, quasi sempre a quote medio/alte, qualche volta nei fondovalle dolomitici e mai in quelli prealpini.
In fatto di valanghe, da mercoledì l’attività spontanea a debole coesione è diminuita. Però il grado di pericolo resta 3, marcato. Il calo termico nei prossimi giorni sarà irrisorio, è quanto prevede l’Arpav: la neve rimarrà fortemente bagnata o umida almeno fino a 2000-2200 m.
Al momento il pericolo maggiore è alle quote più alte dove si stanno formando nuovi lastroni; fiocca sulla neve recente umida e, sui pendii Nord, vi sono croste, cristalli sfaccettati o a calice alla base. «Sono possibili quindi valanghe piccole e medie ma, sopra i 2000-2200 m, sui pendii nord, queste potrebbero coinvolgere la neve vecchia e raggiungere, a livello isolato, grandi dimensioni».
Il soccorso alpino con il delegato Alex Barattin, avverte: «La sciabilità è pessima e i punti pericolosi sono poco visibili: si raccomanda prudenza e capacità di valutazione nella scelta dell’itinerario e di avere al seguito e attivi Artva, pala e sonda».
La perturbazione continuerà a colpire la provincia di Belluno sino alla mattinata di lunedì. Il limite della neve risulterà più basso sulle Prealpi che non sulle Dolomiti: 1100-1300 m sulle prime e 1200-1400 m sulle seconde.
Attenuazione della nuvolosità e schiarite sono attese dal pomeriggio.