Che lo si preferisca amaro, ristretto o corretto, non c’è nulla da fare: quest’anno il caffè per i padovani è più “salato”. Celebrato nella letteratura, sedimentato nella cinematografia, innestato profondamente nella cultura popolare, il rituale mattutino del caffè poco ci mancava che diventasse persino patrimonio immateriale dell’umanità – il Ministero delle Politiche agricole l’aveva candidato all’Unesco nel 2022.
È uno dei primi aromi che arrivano al naso quando si esce di casa la mattina, e uno degli ultimi, la sera, dopo una cena pesante. Non v’è quindi da sorprendersi che il rincaro dei prezzi abbia colpito duramente questa abitudine.
Secondo il più recente rapporto di “Assoutenti”, Associazione nazionale utenti servizi pubblici, è infatti Padova la quarta città con il caffè più caro d’Italia.
Segno non solo dell’inflazione che in questi ultimi mesi continua a restare galoppante, ma anche del generale benessere e ricchezza dei padovani. Con un aumento di 14 centesimi in più rispetto al 2021, adesso una tazzina nella città del Santo costa in media 1,27 euro. Quasi impossibile infatti trovare un bar in centro storico che scenda sotto la soglia di 1,30 euro per un espresso. Si tratta di una cifra pazzesca se si considera che il caffè più economico (e non si dubita anche altrettanto buono) lo si può degustare a Messina per appena 0,95 centesimi, un quarto in meno.
Ma alla fine cosa significa? Oltre al fatto che gli italiani spenderanno 720 milioni in più a causa del caro prezzi dei bar, c’è anche la possibilità di una riduzione dei consumi della bevanda a base di caffeina. D’altronde i numeri parlano chiaro. Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi – Fipe, la spesa per i prodotti di bar e pasticcerie è aumentata rispetto al 2021 del 4,7%.
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L’aumento maggiore l’ha visto il reparto gelati, che segna un +6%, mentre per la caffetteria si ferma al +4,4%. Prezzi che salgono vertiginosamente se si considera che nel biennio 2021-2022 questi prezzi era saliti di appena lo 0,3%. Ecco che nemmeno aggiungendo un po’ di zucchero si impedisce che il caffè diventi più “salato”.
Ma non detiene Padova il primato di città veneta con l’espresso più caro: subito dopo Bolzano e Trento, rispettivamente in prima e seconda posizione, è Belluno la terza con un prezzo medio di 1,28 euro a tazzina. Alla posizione 11 arriva Vicenza, con 1,24 euro, quindi arriva Rovigo 13esima in classifica, 18esima Treviso, e Venezia in 23esima posizione. Ultima città veneta è Verona, 37esima, con una media di “appena” 1,15 euro a tazzina. Giusto per raffronto, a Roma un caffè costa in media 1,06 euro, a Napoli 1,03 euro.
«Prima il caro-bollette ha portato a un’impennata dei costi per i pubblici esercizi, poi sono arrivati i rincari delle materie prime spinti dalla guerra in Ucraina», commenta il vicepresidente di Assoutenti, Gabriele Melluso. «L’aumento dei listini porta a un danno per le tasche dei 5,5 milioni di italiani che ogni giorno fanno colazione nei bar, e per tutti quelli che nell’arco della giornata non vogliono rinunciare alla pausa caffè».
E allora per qualcuno potrebbe questa diventare l’occasione per assaporare di più il piacere della pausa caffè. «Bisogna saper aspettare, sentire il profumo e aspettare. Questo è il piacere», recitava sulla gioia dell’attesa d’assaporare un buon caffè Diego Abatantuono in “Mediterraneo”. Aspettare, assaporare, per riscoprire il piacere di un momento quotidiano, e magari risparmiare qualche moneta.
Ormai è diventato un classico. Anche i baristi padovani aumentano il prezzo della tazzina di caffè, quasi sempre solo alla fine delle vacanze estive. Non pochi quelli che hanno portato il prezzo da 1,20 a 1,30 euro, ma non mancano i bar dove il listino è rimasto immutato per una precisa scelta del gestore.
Il caffè - per fare qualche esempio - costa 1,30 euro al Margherita, al Tre quarti (ex Patavino), al nuovo bar Serafina (sotto il municipio) e anche alla Caffetteria Arcella, di fronte alla fermata omonima del tram.
Tra i bar dove si spendono ancora 1,20 euro ci sono il Pedrocchi, il Diemme, Al Mercà e Da Berto, sotto al Salone. All’Arcella anche Luca Scandaletti, titolare di Le Sablon ha mantenuto il caffè a 1,20 euro. Quasi tutti i cinesi lo fanno pagare ancora 1,20 euro. Cavour, Biasetto e Racca hanno il prezzo a 1,50 euro.
L’Appe ha spiegato in una nota i motivi dell’aumento: «Il prezzo della miscela varia da 18 a 26 euro al chilo. Solo come materia prima incide per quasi venti centesimi. Poi si devono aggiungere i costi del latte (fondamentale per il cappuccino), dello zucchero, dell’energia elettrica considerando che la macchina deve restare accesa 24 ore su 24 e quello della manodopera. Risultato: gli aumenti sono giustificati».
Sempre in tema di caffè il direttore Manolo Rigoni sottolinea che la F&De group (la società che gestisce dal 2014 lo storico stabilimento aperto nel 1831) ha deciso di non aumentare, almeno per il momento, la tazzina del caffè, prodotto con una miscela speciale con un marchio specifico, perché il Pedrocchi rappresenta da sempre l’immagine di Padova e, quindi, è giusto mantenere un prezzo basso e popolare.
Ha anche anticipato che tra una decina di giorni, l’unica bevanda che aumenterà sarà il caffè con la menta servito al tavolo. Oggi costa 5,50 euro e passerà a 6 euro. Tra i baristi a spiegare i motivi della scelta di mantenere il prezzo a 1,20 euro c’è anche Antonio Congedo, titolare del bar Al Mercà. «Di questi tempi è meglio tenere i prezzi bassi».