La rivolta del popolo delle barche. Dopo l’incidente dell’altro giorno, con la mascareta spezzata in due da un taxi che andava ad alta velocità, la misura è colma.
«Adesso basta» dicono a gran voce i rappresentanti delle 39 società remiere della città, migliaia di iscritti e una tradizione antica da difendere. Ieri sera si sono ritrovati nella sede della Canottieri Querini, per concordare il da farsi.
Lungo dibattito, a cui hanno partecipato quasi tutti i rappresentanti dei più importanti sodalizi remieri. Querini, Canottieri Giudecca, Settemari, Canottieri Mestre, Bucintoro, remiere di Punta San Giobbe, remiera Casteo.
Alla fine la volontà di farsi sentire. Non escludendo una grande manifestazione contro il moto ondoso in Canal Grande. E una richiesta che adesso sarà avanzata al Comune: un tavolo permanente di osservatorio sul fenomeno del moto ondoso, emergenza ormai quotidiana. Maggiori controlli e la riduzione delle velocità in laguna. hanno detto, «anche la nostra incolumità adesso è a rischio».
«Abbiamo paura, non voghiamo più» grido disperato di Debora Scarpa, campionessa esperta e vincitrice della Regata Storica, che ha rischiato la vita l’altra mattina in laguna. Non c’era nebbia, non c’era traffico e non c’erano onde. Eppure il motoscafo è arrivato all’improvviso, ha investito la fragile barchetta a remi e l’ha tagliata in due, facendola affondare. «Ma non è l’unico di questi cas» ricorda Giuseppe Vianello della Remiera Casteo, «qualche mese fa un motoscafo ha rischiato di affondarci».
A rischio anche le canoe e i sandoli della Querini, che ha il suo cantiere proprio nell’incrocio con il della Pietà, uno dei canali più trafficati della città. Protesta annunciata anche dalla presidente della Settemari Luisa Vianello. Servono i controlli, di cui si parla da trent’anni e non arrivano mai. Smantellato il sistema Argos perché ritenuto “illegittimo”, messo in cassetto il Gps, dopo i ricorsi dei legali dei motoscafisti perché “viola la privacy”.
Ancora inutilizzato per l’acqua il sofisticato sistema di controllo centrale con telecamere al Tronchetto (“la Control room”), perché non è ancora omologato. Adesso il Comune promette di intensificare a breve la sorveglianza d’intesa con la Capitaneria di porto, tramite il sistema satellitare Ais.
Già installato, non ancora operativo. Si comincerà dai Gran Turismo e dai lancioni, dicono. Ma la strada da percorrere è lunga e irta di ostacoli. Anni di mancati controlli derivano da volontà politica, da leggi scritte male, a volte fatte apposta per essere impugnate.
Le categorie che lavorano sull’acqua (motoscafisti, gondolieri trasportatori) hanno ormai l’interesse a mettere un po’ d’ordine in quella che è diventata una babele dove vige la legge del più forte. E stavolta le associazioni non sono disposte ad arretrare. Ancora in discussione la proposta di qualche “manifestazione forte”, durante il periodo di Carnevale.