Sono quasi seimila nel Mantovano, in un Paese e una Regione dal welfare zoppicante svolgono un ruolo ormai insostituibile soprattutto quando si tratta di assistenza e cura di anziani spesso non autosufficienti e di loro ci sarà sempre più bisogno visto che da qui al 2050 si stima che in Lombardia ci saranno 470mila ultra ottantenni in più. Non stupisce quindi che, dopo il drastico calo dell’anno pandemico, nel 2021 nella nostra provincia siano tornati a crescere i lavoratori domestici regolari, ovvero badanti e colf. Il fatto è che in realtà sono molti di più, e che il sommerso è ancora tanto, troppo: a livello nazionale è di oltre il 52% (rispetto a un tasso generale di irregolarità del 12%) e in Lombardia si aggira attorno al 30-40% . A raccontarlo è lo studio realizzato dalla Cgil di Mantova sugli ultimi dati disponibili.
Emerge che secondo i dati Inps i lavoratori regolari impiegati nel settore domestico sono passati nel Mantovano dai 5.456 del 2020 ai 5.858 del 2021 (+7,4%), mentre nel 2020 erano diminuiti quasi del 20% sul 2019. «Un'inversione di tendenza – spiegano dalla Cgil – dopo le criticità del 2020, anno caratterizzato dalle difficoltà sanitarie, sociali ed economiche dovute alla pandemia, nel corso del quale i lavoratori del settore domestico (colf e badanti) erano diminuiti rispetto all'anno precedente». E le motivazioni «sono da cercare in una serie di concause – sottolinea la segretaria confederale con delega alla categoria Roberta Franzini – intanto gli aumenti esponenziali delle rette delle Rsa che nel Mantovano sono arrivate a sfiorare i 1.900 euro hanno visto molte famiglie optare per l’assistenza a casa. Inoltre l’offerta è tornata ad aumentare anche per l’arrivo di tante donne in fuga dalla guerra in Ucraina». L’aumento di colf e badanti regolari può anche essere letto alla luce della sanatoria 2020 che, per quanto ancora in corso, ha portato alla luce un bel po’ di lavoro nero.
Ma il sommerso resta e «una delle motivazioni – aggiunge Franzini – è che molte famiglie pur avendo bisogno di assistenza non hanno la capacità economica di sostenerla e non mancano anche le difficoltà delle stesse badanti a procurarsi la documentazione necessaria per poter avere un contratto regolare». Fatto sta che «la percentuale di sommerso è ancora troppo elevata – dichiara il segretario generale di Filcams Cgil David Gabbrielli – a livello nazionale il settore impiega oltre due milioni di addette e addetti ma con regolare contratto sono solo poco più di 961mila. Per l’emersione del lavoro irregolare servono più risorse pubbliche».
Per lo più si tratta di colf (3.279, il 56% del totale) in crescita del 13% rispetto al 2020, mentre le o i badanti sono 2.579 (+1,3%). In maggioranza sono stranieri (4.480, il 76%) che crescono dell’11% rispetto al 2020 e donne (4.617, il 79%). Gli italiani impiegati nel settore domestico sono passati dai 1.420 del 2020 (dato più alto negli ultimi dieci anni) ai 1.378 del 2021 (-3%) ma rispetto al 2012 sono aumentati del 32,5%. Un incremento, quello degli italiani che sempre più hanno abbracciato questa professione «che può essere in parte spiegato – osservano da via Altobelli – dalla crisi economica e lavorativa degli ultimi anni che ha visto molte persone perdere il lavoro e riversarsi nel comparto domestico vedendolo come impiego sicuro e duraturo, spesso utilizzato anche per far fronte a insostenibili spese di assistenza per familiari anziani e infermi. Sempre più frequentemente ci si trova di fronte a persone che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione che vengono assunti dal familiare da assistere in modo da arrivare alla contribuzione necessaria per andare in pensione».