Si potrebbe definire un racconto lungo, il primo romanzo di Federica Bressan dal titolo Nel cuore della Tuscia, ((Edizioni SetteCittà di Viterbo). I 18 brevi capitoli che portano il nome di una località sono in realtà la mappa di una storia d’amore e amicizia, raccontata in prima persona attraverso le bellezze della Tuscia, tra Lazio, Umbria e Toscana.
Protagonisti una giovane donna e un uomo. Il rapporto, inizialmente un’amicizia riluttante, si stringerà in un affetto profondo che arricchisce e trasforma la protagonista, la quale condivide riflessioni intime, come in un diario personale, lungo la narrazione che accompagna l’itinerario geografico.
Ogni capitolo ha il nome di un luogo (Bolsena, Orvieto, Soriano, Narni…) tranne l’ultimo, che parla di un tatuaggio, in cui il corpo diventa mappa della memoria.
L’autrice e divulgatrice scientifica originaria di Gorizia, costruisce la narrazione, come se scattasse delle fotografie dei paesaggi con cui sintonizza i propri stati d’animo. Le prime pagine, dedicate a un amore finito, non a caso si sposano con l’atmosfera evocata dal lago di Vico.
«Mi ricordo esattamente dove ero seduta dopo aver chiuso la telefonata con Fabrizio. Sul muretto del ponte di Blera, vicino a Pian del Vescovo.
Ero ancora relativamente nuova di lì. Non avevo familiarità con i luoghi, non mi sentivo a casa mia. Spaesata, sradicata, con la testa piena delle parole appena pronunciate al telefono, taglienti. Difficili da districare».
E mentre la protagonista se ne sta lì, “come una cosa dimenticata, senza un posto dove andare né un motivo per andarci” ecco la telefonata di Marcello, detto Picciò, un uomo conosciuto da poco, con «un’auto più grossa di quanto mi aspettassi…più bella e pulita di quanto mi aspettassi».
La giovane donna scoprirà che nella vita è bello fare i passeggeri, affidarsi ecco e non prendersi troppo sul serio. Che laghi, montagne e tramonti hanno un effetto benefico sullo stato d’animo anche il più afflitto e che “keep moving”, può essere un bel precetto.
Insomma, il mondo è pieno di belle cose. Meglio se si scoprono in compagnia. Meglio ancora se la compagnia è rispettosa, silenziosa, così che siano i luoghi a rivelarsi e a rivelarci qualcosa che non sapevamo di noi stessi.