Casa Pound a processo: il pubblico ministero padovano Sergio Dini ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque militanti dell’organizzazione di estrema destra, con sede in Riviera Paleocapa 20/b in uno spazio chiamato “il Bivacco”. Militanti tutti nati fra il 1995 e il 2001, ben conosciuti nell’ambiente.
Due i reati contestati: l’apologia di fascismo e il danneggiamento aggravato in quanto avvenuto su immobili non solo all’interno del perimetro del centro storico ma anche in uso come edifici pubblici, nel caso specifico si tratta di un palazzo universitario e della sede di una scuola superiore. A breve sarà fissata l’udienza preliminare davanti al gup, competente a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre scorso, il gruppetto neofascista avrebbe imbrattato i due palazzi storici con la vernice nera per celebrare la ricorrenza che ha segnato l’ascesa al potere di Mussolini, la marcia su Roma. Chiari gli slogan: “Fascismo per sempre”, “Fascisti si nasce”, ancora “100 anni di fascismo”, “Squadrismo” e “Arma la tua anima”.
Sono stati sporcati i muri della facoltà di Scienze Politiche in via Del Santo, luogo antico e, peraltro, simbolo dei movimenti studenteschi legati all’estrema sinistra come Autonomia Operaia, attivi negli anni Settanta e, nei decenni successivi, punto di riferimento per i movimenti antagonisti; poi le pareti esterne del liceo scientifico Nievo in via Barbarigo, a due passi da piazza Duomo.
Secondo gli investigatori della Digos l’obiettivo dei militanti di Casa Pound era di provocare a ogni costo un incidente colpendo i “centri del sapere” e cercando di raccogliere adepti soprattutto tra le nuove generazioni. Il blitz aveva lo scopo di esaltare una data simbolo del regime fascista con la scritta «28/10/1922 l’idea diventa azione 10/10/2022 il pensiero rivoluzione» (tra il 27 e il 28 ottobre 1922, infatti, le squadre fasciste occuparono gli edifici pubblici dei principali centri in Italia per poi dirigersi su Roma tanto che il 30 ottobre Mussolini ricevette l’incarico di formare il nuovo governo).
Immediatamente la Digos ha acquisito una serie di filmati recuperati attraverso le telecamere di sorveglianza piazzate in alcune strade del centro. E all’alba del 15 novembre scorso ha messo a segno una serie di perquisizioni sia nelle abitazioni degli (allora) indagati e oggi imputati, sia nella sede di Casa Pound dove sono stati sequestrati dei caschi, alcuni dei quali identici a quelli indossati durante la notte del blitz (qualcuno dei militanti finito sotto inchiesta, tuttavia, aveva agito a volto scoperto ed era stato facilmente identificato).
Inoltre sono stati esaminati i tabulati telefonici dei militanti di Casa Pound: all’ora di notte in cui sono state realizzate le scritte, risultano dei contatti fra alcuni dei cinque in un’area della città adiacente alla sede dell’organizzazione, poi le celle telefoniche non sono più state agganciate dai telefonini, segno – secondo la pubblica accusa – che risultavano successivamente spenti.
Sempre durante la perquisizione sono stati sequestrati pure un passamontagna, una mazza da baseball, bombolette di vernice spray simili a quelle impiegate per le scritte, torce con fumogeni, riviste e materiale di propaganda fascista come una bandiera della Repubblica di Salò con l’aquila che stringe il fascio littorio e una bandiera con la svastica nazista.
