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Tangenti, intercettazioni e arrestati. Ecco quello che sappiamo finora dell’indagine “Black Delta”

Tangenti, intercettazioni e arrestati. Ecco quello che sappiamo finora dell’indagine “Black Delta”

foto da Quotidiani locali

Il 21 ottobre 2019 è la data del “clic”. Quel giorno un architetto veneziano, che voleva mettere a frutto il terreno ereditato dal padre a Santa Maria di Sala e che aveva seguito tutta la trafila dei permessi, decide di pigiare il tasto “record” del piccolo registratore che si è portato dopo essere stato convocato in un bar a un incontro inaspettato con un sindaco e un ex sindaco del paese, Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo.

L’inchiesta e le richieste

Nella riunione, agli atti dell’inchiesta, nome in codice “Black Delta”, i due politici dicono di aver individuato un compratore disposto a pagare il terreno 1 milione e 100 mila euro, a patto che 100 mila euro tornino in nero per loro.

Quando il proprietario spiega di dover parlarne prima con i propri famigliari Fragomeni e Zamengo esclamano: «Siamo noi due la famiglia!».

L’architetto ci pensa una notte, poi decide di non sottostare al ricatto e si presenta dai carabinieri.

Da quel momento agli occhi degli investigatori si apre il mondo delle tangenti che non sono certo sporadiche ma che so no ormai organizzate a sistema, quello che verrà chiamato il “sistema Santa Maria di Sala

L’organizzazione comincia a svelarsi a poco a poco fino a quando il 4 marzo 2020, due persone s’incontrano per una cena al ristorante “il Mistero”.

Uno è ancora Nicola Fragomeni, l’altro è un architetto che viene considerato “riferimento” del sindaco, si chiama Marcello Carraro ed è proprio il suo cellulare, intercettato e in cui è stato inserito uno speciale programma di ascolto, che sarà usato dai carabinieri per sentire e vedere quello che accade.

Quello arrabbiato è proprio Carraro: spiega a Fragomeni che l’imprenditore Massimo Cazzin non gli ha voluto pagare un’intermediazione del 3 per cento sull’acquisto di un fabbricato industriale per cui gli era stata data la trasformazione edilizia.

Fragomeni risponde: «Solo a me, forse». E Carraro ribatte mettendo a nudo la richiesta di tangenti: «Sì! E ha fatto fatica, te lo dico io (...) non mi ricordo, ti ricordi quanto gli avevamo chiesto?».

A questo punto Fragomeni ribatte con una frase che “pesa” parecchio nell’economia dell’indagine: «Nove!...e tu mi hai detto: va bene così! Buono, va bene così».

Per il giudice delle indagini preliminari Antonio Liguori, cioè il magistrato terzo cui la Procura chiede i provvedimenti restrittivi nei confronti degli attuali indagati, si tratta della prova che: «a fronte del rilascio dell’atteso permesso di costruire, Cazzin, legale rappresentante di Immobiliare M.C., eroga nelle mani del sindaco la somma di 9 mila euro».

Ovviamente accuse su cui dovrà decidere un Tribunale.

Da parte sua la Procura ricostruisce il sistema delle tangenti in cambio dei permessi. Per il sostituto procuratore Federica Baccaglini, tra il 2019 e il 2021 a Santa Maria di Sala è stato costruito un metodo che funziona così: il sindaco Fragomeni viene definito il “promotore”, l’ex sindaco e consigliere comunale Ugo Zamengo è “l’organizzatore”, il dirigente del settore tecnico Carlo Pajaro il “braccio operativo” e con loro c’è il èprofessionista, l’architetto Marcello Carraro, che poi mette tutto a posto, ma che ha bisogno della “copertura” degli altri personaggi del “sistema Santa Maria di Sala”.

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Come succede a poco più di un anno di distanza dalla prima intercettazione, il 21 aprile 2021.

Questa volta Carraro si lamenta con Fragomeni dell’imprenditore Giuseppe Vanin: non gli ha affidato il progetto di trasformazione di un fabbricato in appartamenti. «Non è tanto per il lavoro, sai? ma per fargli capire a questo qua che non siamo proprio dei pidocchiosi, hai capito, mi spiego? Perché lui è lui ed è abituato a fare quel cazzo che vuole, ma le cose non vanno così».

Il “sistema” entra immediatamente in funzione: Fragomeni ordina a Pajaro di chiamare Vanin - che è in attesa dei permessi per uil suo progetto compilato da uno studio di Mestre - e glielo fa capire subito.

Poi fa un resoconto a Carraro (sempre intercettato) spiegando cosa ha detto: «Guarda Vanin! Te lo dico onestamente, non ci siamo con quella roba là! Veramente no. non rispetta proprio quello che vorremmo che succedesse in quell’area là... allora, pensavo... magari per interpretare meglio quello che abbiamo in testa: si faccia aiutare da qualcuno, magari del posto».

Vanin mangia la foglia e si rivolge quindi a Carraro a cui spiega cosa sia successo nell’ufficio del sindaco: «Mi ha fatto paura, sai? Come si fa a stare tranquillo e sereno se vieni convocato in Comune?».

I contatti continuano e Fragomeni fa pressioni su Vanin, raccontandole a Carraro: «Gli ho detto (...) è inutile che io mi veda il progetto e glielo faccio stare qua 5 mesi e le dico che non mi piace, che non va bene e con un determinato criterio... È andato via con le orecchie veramente basse».

Dopo alcuni giorni Vanin - stando all’accusa – cede e dice di voler affidare l’incarico proprio a Carraro, spiegando però all’architetto il perché di questa scelta: «...con la speranza di far bene...io giro tutto e domani vengo e fine del discorso, anzi, meglio perché tu hai anche contatti là...ricordati!»

Vanin è quindi attualmente indagato.

Chi invece è rimasto fuori da tutti i permessi è proprio l’uomo che ha denunciato quattro anni fa il malaffare e che si è tirato fuori dal giro e dal sistema. «L’operazione per quel terreno è caduta nel vuoto. Io non li ho più cercati. E nemmeno loro hanno cercato me. Credo avessero capito la mia contrarietà. Mi è capitato di rivedere il sindaco, ha fatto finta di nulla». Ma un prezzo l’ha dovuto pagare: «Il mio progetto è fermo da 4 anni, spero che ora qualcosa si possa sbloccare».

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Chi sono gli arrestati

Nicola Fragomeni è nato a Siderno, in provincia di Reggio Calabria, sposato, con un figlio, è stato a lungo protagonista della vita politica del Miranese tra le fila del centodestra.

È stato sindaco di Santa Maria di Sala per 10 anni (due mandati), dal 2012 al 2022. Ora era presidente del Consiglio comunale e coordinatore provinciale di Coraggio Italia, il partito del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, da cui è stato sospeso dopo l’arresto.

È stato anche il regista delle ultime elezioni che hanno portato all’elezione a sindaca di Natascia Rocchi, di Coraggio Italia, che era assessore della giunta Fragomeni, e che ora guida una coalizione civica di centrodestra senza la Lega.

Ugo Zamengo. Da sempre politicamente vicino a Fragomeni, con cui però ha avuto anche proverbiali scontri prima della riappacificazione, è stato sindaco di Santa Maria di Sala dal 2002 al 2007.

Zamengo ha 64 anni, è laureato in Ingegneria Civile e lavora come libero professionista. Prima dell’arresto era consigliere comunale con la lista di Coraggio Italia.

Carlo Pajaro ha 60 anni e dal 2000 ricopriva l’incarico di dirigente del settore tecnico area Lavori pubblici del Comune. Ha studiato all’istituto vescovile Barbarigo di Padova, ed è geometra.

Dato il suo ruolo veniva considerato figura chiave in municipio per le pratiche urbanistiche. È ritenuto dagli investigatori il braccio operativo e tecnico di Fragomeni e Zamengo.

Marcello Carraro è un architetto con studio a Santa Maria di Sala, specializzato in case di riposo e residenze per anziani.

Dal 1980 al 1999 ha esercitato come libero professionista, dal 2000 al 2015 è stato socio titolare dello studio associato “Carraro e Simi associati”, e nel 2015 ha aperto il nuovo studio “MC Studio Carraro”.

Lo studio ha progettato negli anni scorsi, tra le altre cose, la casa di riposo Santa Maria dei Battuti di Noale.

Battista Camporese, padovano, è manager nel settore sanità: è stato direttore generale dell’Opera Immacolata Concezione di Padova, poi consulente della Fondazione Breda e direttore generale di Villa Maria. Nell’ultimo periodo è stato direttore della casa di riposo Relaxxi di Noale.

Mauro Cazzaro, 68 anni, architetto è a capo della Cazzaro costruzioni di Trebaseleghe, fondata dal padre. Dal 2017 al 2021 è stato presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) di Padova.

Molte sono le realizzazioni dell’impresa Cazzaro nel settore residenziale e delle residenze sanitarie per anziani nel Veneto, come quelle di Trebaseleghe, Vedelago e Noale.

Tra le opere costruite dall'azienda c’è anche il Bosco verticale di Stefano Boeri a Treviso e un elegante condominio al posto dell'ex sede di Unindustria, sempre a Treviso.

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Il captatore informatico

Quella sulle tangenti è l’ennesima indagine che si è potuto portare a termine solamente grazie alle intercettazioni, il cui uso vorrebbe essere fortemente limitato dall’attuale ministro della Giustizia, il veneto Carlo Nordio.

Chi decide. Le intercettazioni vengono autorizzate da un magistrato terzo, cioè un giudice delle indagini preliminari, su richiesta di un altro magistrato, cioè un sostituto procuratore della Procura che è titolare dell’indagine. Si tratta di indagini su tipologie di reati ben previste dall’Ordinamento.

Queste intercettazioni possono durare per un massimo di sei mesi e per poter continuare deve essere rifatta domanda motivata al giudice che le deve riautorizzare con una nuova decisione.

Tecnicamente sono effettuate tramite una “cimice”, cioè un microfono posizionato in un ambiente, oppure tramite un programma, un normale software, che viene chiamato “captatore informatico" e che va inserito nei sistemi di comunicazione usati dagli indagati.

Il captatore informatico. La sua funzione è entrare nel normale software di un cellulare o un tablet o un computer, senza farsi riconoscere dai sistemi anti malaware, e, una volta installato, senza farsi scoprire.

Per i sistemi più datati è necessaria una “azione attiva” da parte dell’obiettivo. Il malavitoso o il politico devono cioè cliccare un link contenuto in un sms, whatsapp o email. È ovvio che il messaggio “amo” debba essere costruito dagli investigatori in modo che il bersaglio sia interessato e clicchi sul link, anche sotto forma di video, che “inietta” nel cellulare il programma spia.

Una volta inserito nel software dell’apparecchio da intercettare, però, il programma dev’essere ben mimetizzato. Si tratta perciò di un programma che consuma poca batteria e che non viene scoperto dai sistemi antivirus. Inoltre deve inviare all’esterno delle comunicazioni criptate in modo da poter essere capite solo dagli investigatori.

I programmi moderni. Il punto debole di questi sistemi è quindo proprio la “azione attiva” da parte dell’utente che si vuole intercettare: cliccare un link. L’ultima generazione di questi programmi, però, supera questo scoglio. Il programma Pegasus, della israeliana Nso, può essere trasfuso nel sistema operativo dei cellulari o computer anche con un metodo attualmente sconosciuto.

L’uso. Per essere veramente efficaci i captatori informatici non possono essere però affidati alla sola intelligenza artificiale.

Anche con l’avvento di sistemi di analisi automatizzati, le conoscenze e i mille indizi di un investigatore che conosca i suoi “bersagli” restano necessari.

Questi software, chiamati anche trojan di Stato, prendono possesso del cellulare o del computer dell’intercettato: possono cioè riaccendersi quando sono stati spenti, attivare microfoni e telecamere. Il loro raggio di azione è quindi enorme e la “guida” da parte di chi sa già cosa cercare diventa estremenente utile. Un esempio: a un incontro di mafiosi potrebbe essere interessante avere immagini. In un affare di tangenti (dove tutti gli attori sono pedinati) contano più i discorsi ascoltati

Come spiega il professor Giovanni Ziccardi, docente ordinario di Informatica giuridica all’Università di Milano, e uno dei massimi esperti di questa potente tecnologia: «Col tempo e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si prevede che elaborazione e analisi delle informazioni potrebbero essere più automatizzate; ma non potranno mai sostituire il fiuto e il garbo dell’investigatore, dell’operatore umano, quello è insostituibile».

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