Fu l’inserimento di un codice di lavoro errato nel computer di bordo a provocare, l’11 aprile dell’anno scorso, intorno alle 11 del mattino, il ribaltamento dell’autogrù in via Planton a Pordenone. Così ha concluso l’ingegner Franco Curtarello di Padova, al quale la procura di Pordenone aveva affidato la consulenza tecnica, nell’ambito di un fascicolo aperto per l’ipotesi di crollo o pericolo di crollo colposo.
Il braccio di sollevamento dell’autogrù, lungo circa 48 metri, era piombato fra le due ville dirimpetto al cantiere, portando giù con sé anche il suo carico, ovvero il braccio a traliccio in acciaio della gru edile, pesante circa 3,7 tonnellate.
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Nessuno era rimasto ferito, erano stati solamente registrati danni alle recinzioni delle due abitazioni e a una porzione di tetto di una casa. La zavorra in cemento della gru edile aveva trattenuto il braccio estensibile dell’autogrù, impedendo così lo schiacciamento dell’abitacolo in cui si trovava il gruista, dipendente della Carpin Friuli srl, rimasto sotto choc. Dopo il sopralluogo degli inquirenti e di Curtarello sul posto, c’erano voluti giorni per rimuovere i giganteschi manufatti in acciaio.
Il procuratore Raffaele Tito ha preso in mano il procedimento, seguito nelle fasi iniziali dal pm Federico Facchin. Le indagini preliminari sono state chiuse. All’esito, la procura ha chiesto l’archiviazione per la rappresentante legale della ditta Autogrù Carpin srl Tiziana Peruzzo, 59 anni e per il datore di lavoro del gruista Vittorino Carpin, 62 anni, entrambi residenti a Scorzè, difesi dagli avvocati Marco Caione e Macrì. In vista della consulenza tecnica, avevano ricevuto gli avvisi di rito per poter esercitare il diritto alla difesa. Nessun profilo di responsabilità è emerso a loro carico dall’indagine.
Il procuratore ha deciso di procedere, con la richiesta di rinvio a giudizio, unicamente nei confronti del gruista, Davide Novello, 36 anni, residente a Codroipo. Il caso passerà ora al vaglio del giudice per le indagini preliminari, che dovrà valutare se disporre il processo oppure emettere una sentenza di non luogo a procedere. L’udienza non è stata ancora fissata.
Interpellata, l’avvocato Chiara Damiani, difensore di fiducia, si è limitata a uno stringato commento: «Ci sono dei profili che dovranno essere oggetto di approfondimento e discussione con il nostro consulente di parte. È una vicenda che ha provato emotivamente il mio assistito, lo ha segnato profondamente».