Cosa significa questo titolo per te e per il tennis francese?
Preferisco parlare per me e non a nome del tennis francese. Sono super-fiera di poter succedere ad Amelie [Mauresmo] che ha vinto questo titolo nel 2006,… no, nel 2005, è stata la vittoria in Australia che è arrivata nel 2006. In Francia abbiamo avuto la fortuna di aver avuto grandi campionesse nel passato e sono molto orgogliosa di fare parte di questo gruppo. È il titolo più importante della mia carriera, quest’anno non è andata male, ho vinto quattro tornei, ogni vittoria, che sia un 250 o un torneo di livello superiore, vuol dire tanto. C’è molto lavoro dietro ognuna di esse. Naturalmente ci sono tante emozioni quando si alza il trofeo, quando si gioca il match point. Ci sono tutti i ricordi dei momenti difficili, delle persone che ti hanno sostenuto. Ogni match di ogni torneo ti lascia qualcosa, e questo qualcosa di permette poi di raggiungere i grandi risultati.
Vincere queste Finals [la giocatrice ha usato la parola Master n.d.r] non posso dire che fosse l’obiettivo dell’anno, ma sono orgogliosa di avercela fatta, e sono fiera di questa stagione, di queste ultime settimane e di questa finale.
Hai la sensazione di aver lasciato il segno nel tennis francese con questa vittoria?
Non credo sia il motivo principale, anche se ovviamente c’è sempre questo pensiero in un angolo della testa. Quando vedi le bambine a bordocampo che ti vogliono far firmare una palla e le loro mani tremano dall’emozione, vuol dire tanto e c’è tanta emozione nel pensare che una volta anch’io ero una di quelle bambine. Ora che sono dall’altra parte, dividere un momento con loro che cambia la loro giornata e che per me davvero è un gesto minimo, è meraviglioso. Certamente questa vittoria è una tappa importante della mia carriera e spero di poter continuare a migliorare il mio palmares.
Nel discorso sul campo hai ricordato tutte le persone che hanno lavorato con te nel corso di tutta la tua carriera. Era importante per te condividere questo momento con loro?
Certamente. Ci sono i miei genitori, la mia famiglia, quelli che mi hanno sostenuto da quando ero piccolissima. Per avanzare nel tennis quando si è giovani è necessario avere delle persone intorno che facciano tanti sforzi, per accompagnarti ai tornei, per accompagnarti agli allenamenti. All’inizio ovviamente le persone più importanti sono i tuoi genitori, ma poi ci sono tante persone che incontri sul tuo cammino, che magari fanno parte del tuo team, ti crei degli amici, qualcuno va, qualcuno resta. Ognuno di questi ti fa vivere delle esperienze e queste esperienze rimangono e contribuiscono a formare chi sei. È importante per me ricordare tutte queste persone che mi hanno permesso di diventare chi sono. Gli ultimi anni sono stati difficili, e anche questi anni mi hanno permesso di diventare una giocatrice migliore.
A proposito della partita di oggi, per lunghi momenti hai avuto problemi a giocare sulla seconda di servizio di Sabalenka. Poi hai arretrato leggermente la posizione in risposta alla fine del primo set…
Credo che sia stato a metà del primo set. Sono indietreggiata poco fuori dalla linea di fondo sulla prima e mi piazzavo sulla riga sulla seconda. Nel tie-break sono impazzita e sono andata avanti, e un po’ ha funzionato. Sulle sue seconde non ci arrivavo, serviva veramente forte con tanto effetto e variava le traiettorie. Non riuscivo a fare gran ché, e anche quando sono arretrata non sono riuscita a fare molto di più, per cui ho rifatto un passo avanti. Sapevo che lei poteva servire bene, ma anche che avrebbe fatto dei doppi falli. Nel tie-break ho deciso di stare più avanti ed ha funzionato.
Hai menzionato Amelie [Mauresmo]. Nel 2005 ha vinto le Finals anche lei negli Stati Uniti, e nel 2006 ha vinto l’Australian Open. Che pensieri ti vengono?
Ovviamente è una grande fonte di ispirazione. Ci siamo sentite questa settimana. Ho commentato una sua foto e abbiamo iniziato a scriverci. Le ho chiesto cosa aveva fatto nei gironi l’anno della sua vittoria, e lei mi ha risposto che aveva perso un match in un battito di ciglia [contro Mary Pierce, poi battuta in finale n.d.r.]. Vincere uno Slam è sempre stato un obiettivo, ma diciamo che ora è una possibilità più concreta.
Mentalmente, hai la sensazione di aver svoltato l’angolo dopo la finale dello US Open [persa contro Ons Jabeur n.d.r.]?
Quella partita credo mi abbia segnato. È stata un’esperienza difficile da gestire. Ero veramente molto delusa della mia prestazione dopo che avevo giocato così bene nelle precedenti settimane. Ma mi è servita oggi. Quando sono arrivata qui con una preparazione inevitabilmente lontana da essere quella ideale, ho cercato di accettare la situazione e ricavarne il massimo. Sono partita dal concetto che sono sempre stata capace di giocare a tennis e che il mio tennis c’è sempre. E che dovevo avere le idee più chiare possibile per giocare al meglio. E ho sentito, partita dopo partita, che mi stavo rilassando sempre più, la fiducia saliva, fisicamente stavo meglio e il mio livello si è alzato nel corso della settimana.
Quali sono gli aspetti nei quali pensi di avere ancora i margini di miglioramento più ampi?
Forse non ci sono enormi miglioramenti che si possono fare, ma certamente tanti piccoli dettagli. La mia seconda di servizio può essere migliore, più varia e più aggressiva in certe situazioni. Alla risposta, posso essere più precisa nel colpire le zone giuste, soprattutto sulla seconda. Sono una giocatrice aggressiva, ma magari i miei attacchi non sono precisi come dovrebbero essere e quindi a volte vengo passata. Fisicamente ci sono dei margini, posso essere un po’ più esplosiva e coprire meglio il mio campo. E dal punto di vista mentale, lì non si migliora mai abbastanza. Dalle ultime due partite ho tanto di positivo da trarre, su come ho gestito le mie emozioni. Devo ispirarmi a quelle partite e continuare a migliorare.