Il tentativo è nobile: cercare in tutti i modi di salvare l’ultimo cinema dentro le mura, l’ultima sala cinematografica di un centro storico che, ai tempi d’oro, aveva tante sale, tanto pubblico. Cercare di resistere contro una crisi pesante di spettatori, contro la corazzata delle piattaforme.
La famiglia Amadio, storica proprietaria del cinema Corso, dopo mesi di chiusura obbligata del suo multisala per il caro bollette e il calo dei biglietti staccati, ha deciso di rilanciare affidando, così pare, ad altri la gestione della sala di Corso del Popolo.
Il candidato sarebbe chi oggi è al timone del Cinema Teatro Busan di Mogliano, un cinema parrocchiale con proposte di qualità guidato da don Elio Girotto. Pare che dei contatti siano stati fatti, anzi che siano andati a buon fine. Le bocche sono rigorosamente cucite. Ma la cosa sarebbe concreta, a meno di retromarce dell’ultimo munito.
La famiglia Amadio potrebbe annunciare ufficialmente il cambio di timoniere il 14 novembre. L’immobile di Corso del Popolo resta ovviamente della famiglia, ma gestione con annesse spese passerebbe appunto a carico dei gestori del Busan, che per le feste di fine anno riaprirebbero il Corso connotandolo ancor di più come cinema per le famiglie. Una vera e propria sfida, nobile lo ripetiamo, per tenere in vita l’unica sala rimasta dentro le mura di Treviso.
Sempre che gli Amadio non gettino il cuore oltre l’ostacolo riprendendo in mano la gestione. Ma non pare questo l’obiettivo attuale. L’avventura riuscirà? Il primo bilancio, se tutto andrà come deve andare, si farà a pochi mesi dalla riapertura, nella primavera del 2023, con la speranza di andare avanti.
Erano i primi giorni dello scorso settembre quando Silvia Amadio diceva: «Almeno per questo settembre e per ottobre non se ne parla di riaprire il Corso con la programmazione ordinaria: viste le bollette che arrivano nelle altre sale non ci sentiamo per niente tranquille, anzi, siamo spaventate».
Silvia Amadio parlava anche a nome delle sorelle Barbara e Nicoletta. E sempre allora sottolineava: «Il cinema Edera fuori mura, con tre sale come il nostro, ha dichiarato di aver ricevuto una bolletta della luce da 18 mila euro in luglio: come possiamo pensare che siano cifre sostenibili? E non riesco nemmeno a immaginare quanto potremmo arrivare a pagare per il riscaldamento. Senza contare che veniamo già da un periodo nero, abbiamo chiuso il 2021 con la stagione in anticipo a fine aprile, per contenere le spese e scongiurare una chiusura totale, che ci ferirebbe moltissimo trattandosi di una attività di famiglia a cui siamo affezionate».
Gli Amadio, che amano davvero il cinema, in questo periodo hanno comunque tenuta accesa una fiammella di speranza utilizzando il Corso in modo differente, mettendo le tre sale a disposizione di manifestazioni culturali della città, rinunciando cioé alla programmazione ordinaria di film nuovi per riconvertirsi come incubatore di eventi.
Un modo per abbattere i costi, quello delle aperture mirate e non continuative, con nel cuore sempre e comunque la speranza di tornare all’attività ordinaria. Sia che tornino alla gestione diretta sia che, appunto, siano quelli del Busan a provarci.