foto da Quotidiani locali
C’è chi ne tesse le lodi e chi invece proprio non ne vuole sentire parlare, tantomeno assaggiare. Gli alimenti creati con farine di insetti stanno facendo discutere e attirano parecchie antipatie, soprattutto nel web.
Ultima in ordine temporale ad aver subito un linciaggio mediatico è stata Barilla, solo per aver chiesto ai follower tramite la Fondazione omonima un’opinione sul tema. Fucibo, l’azienda guidata dal trevigiano Lorenzo Pezzato, che per prima ha proposto prodotti come biscotti e patatine a base di farina di insetti made in Veneto – larve della camola di farina – è stata nell’occhio del ciclone due mesi fa.
Ma se il colosso emiliano ha bloccato la polemica sul nascere parlando di fake news, la Fucibo non intende mollare un business che sta crescendo in modo esponenziale e un prodotto che, oltre fare bene all’ambiente, è anche buono.
Dopo che nel marzo 2021 l’Unione Europea ha concesso le prime autorizzazioni per l’allevamento e la commercializzazione di alcuni insetti destinati al consumo umano, Fucibo ha cominciato a produrre e commercializzare i prodotti e in 7 mesi ha raggiunto ottimi risultati di vendite, tanto che i prodotti oggi sono sugli scaffali in diverse catene di supermercati del nord Italia.
Anche voi quindi siete stati vittime di un linciaggio sui vostri social?
«A noi è capitato circa due mesi fa. Si è trattata proprio di una tempesta di insulti operata da un nutrito gruppo di fanatici che dalla tastiera hanno dato vita a una campagna di odio nei confronti dell’azienda. La nostra pagina Facebook e la casella email sono state prese d’assalto e riempite di insulti. Se è successo a noi che trattiamo solo questo tipo di prodotto era immaginabile che potesse accadere ad un’azienda tradizionalista come Barilla».
Avete pensato di fermarvi, dopo tanti attacchi?
«No, anzi. Ci siamo accorti che tutto questo baccano non ha fatto altro che aumentare le vendite e il traffico sul nostro sito. Noi operiamo in questo campo da 7 anni e nel tempo le frasi che sentivano sono state: “mangiatori di carogne, non funzionerà mai, siete pazzi, mi fa schifo”. Porte in faccia ne abbiamo ricevute a tonnellate. Ma il “mi fa schifo” negli anni si è tramutato in curiosità, che è la molla che poi spinge a provare un qualcosa che normalmente non proveresti. Come, per esempio, quando sei in vacanza in Thailandia e mangi uno spiedino di cavallette al mercato. La curiosità è un grandissimo vantaggio».
Lei è stato sempre propenso a questo tipo di alimentazione?
«Tanti anni fa mai avrei pensato di mangiare e di occuparmi di questo, al pensiero di mettermi in bocca degli insetti provavo ribrezzo. Poi mentre leggevo un articolo sono stato colpito da due righe in particolare, si parlava di questo nuovo elemento nutritivo. Mi si è aperto un mondo. Mi sono informato e ho capito che questa era un’opportunità. Quello che ci ha spinto a concretizzare l’idea, è stato il famoso libro della Fao “Insetti commestibili”, che ci ha fornito una base scientifica e culturale e ci ha fatto capire che non era una nostra fantasia. Abbiamo scelto di credere in questa scommessa e ora il mercato ci sta dando ragione: la società occidentale è pronta a consumare questi prodotti».
In che senso è pronta?
«Al mondo siamo sempre di più e stiamo capendo che l’allevamento intensivo non può più soddisfarci, in quanto dà molti problemi, sia legati alla qualità del cibo e sia relativi alla salute stessa. L’allevamento di insetti commestibili ha un impatto ambientale estremamente contenuto, e riduce drasticamente il consumo di energia, di acqua e di suolo. E poi si tratta di prodotti buoni, una volta assaggiati, continui a mangiarli».
Chi è il vostro consumatore tipo?
«Sono soprattutto i ragazzi dell’università o poco più grandi, persone con un certo livello di istruzione, abituati a viaggiare e scoprire cose nuove senza pregiudizi».
Quali sono i prossimi passi di Fucibo?
«Continueremo a sviluppare mercato nazionale e grande distribuzione, ci stiamo preparando all’uscita di pasta e gallette con farine di mais, insieme a quella di insetto».
