Dopo la Liguria tocca al Piemonte, Fdi vara il fondo pro vita: «Soldi a chi tiene il figlio». La Regione Emilia-Romagna annuncia invece la distribuzione della pillola Ru486 nei consultori
ROMA. Al quarto giorno dopo la vittoria del centrodestra senza che ancora sia stato dato l’incarico di governo alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, lo scontro sull’aborto si allarga sempre di più. E' pronta la «delibera attuativa» della Regione Piemonte «sul fondo vita nascente per il sostegno sociale alla libera scelta di dare la vita» come annuncia l'assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone (FdI), all'indomani delle manifestazioni in difesa dell'aborto che hanno avuto luogo in numerose città italiane tra cui Torino.
«La Regione Piemonte - spiega Marrone - pagherà alle famiglie socialmente vulnerabili e alle donne in difficoltà economica, magari perché abbandonate da genitori e partner, tutto ciò che serve per non dover rinunciare alla gravidanza che desiderano: canoni di locazione, rate di mutuo, bollette di utenze, abbigliamento, alimenti, farmaci, pannolini, carrozzine, lettini eccetera. Mentre noi realizziamo un passo alla volta la rivoluzione sociale delle culle, attuando finalmente la parte preventiva della legge 194 che tutela in concreto il valore sociale della maternità, le sinistre si radicalizzano ulteriormente inseguendo una piazza estremista che oltraggia cartelli con su scritte le parole 'Dio' e 'famiglia': non si meraviglino se il Paese reale e in particolare le periferie voltano loro le spalle». Su quesrta delibera Silvio Viale dei Radicali Italiani, ginecologo, chiede l’intervento dell’Ordine dei medici sottolineando che«"nessuna delibera regionale potrà impedire ai medici di condurre in scienza e coscienza il proprio rapporto con la paziente, che chiede l'interruzione volontaria di gravidanza».
Lo scontro sull’aborto in Piemonte arriva dopo che Fratelli d’Italia non ha votato per garantire il pieno diritto all’aborto in Liguria e che fa pensare a una strategia che mira a depotenziare la legge 194 a livello regionale. «Giorgia Meloni ha cercato di rassicurare e probabilmente non toccherà la 194, come dice, ma conosciamo cosa fanno quando governano e abbiamo visto la proposta fatta in Liguria: trattano la prevenzione come dissuasione e la scelta libera e consapevole come colpa», spiega Cecilia D'Elia, senatrice Pd e portavoce della Conferenza delle donne democratiche.
Nel frattempo in Emilia Romagna il presidente Stefano Bonaccini del Pd risponde con la distribuzione della pillola abortiva Ru486 nei consultori della regione. «Si parte la prossima settimana -spiega - da Parma, poi Modena, Bologna, la Romagna e tutto" il territorio». «Ci son regioni che ho l'impressione non vogliano farlo - aggiunge - Questo è il punto. Noi dobbiamo discutere di questioni che riguardano i cittadini, i loro diritti, le loro preoccupazioni».
La discussione sull’aborto è diventata anche motivo di scontro a sinistra. Mercoledì sera Laura Boldrini, deputata del Pd, è stata mandata via dalla manifestazione organizzata a Roma da un gruppo di giovani di Potere al Popolo. «Aggredire chi è favorevole al diritto all'aborto vuol dire sbagliare il bersagli - rpisnde lei -. Oggi abbiamo una minaccia ben precisa, la leader di Fdi che dice che bisogna affermare il diritto a non abortire. Si tratta di una manipolazione gravissima, in Italia è in crisi è il diritto ad abortire, bisogna adoperarsi per combattere questa visione della donna non quelle come me che si battono in Parlamento per la 194. Spero che ci sia il modo di trovarsi con queste donne e di parlare. Vorrei capire perché non si sentono rappresentate ma vorrei che si rendessero conto che è assurdo dividersi, siamo dalla stessa parte ». Una posizione che ha ripetuto anche durante il programma Piazza Pulita. E quando le giovani sono state attaccate come fasciste le ha difese.