UDINE. «Oltre duemila (2.172) imprese del Friuli Venezia Giulia sono a rischio usura. Danno lavoro a circa 7.500 addetti e operano nell’artigianato, nel commercio e nei pubblici esercizi.
Si tratta di piccoli imprenditori insolventi, segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia».
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre monitora la situazione, lo fa ricordando che la segnalazione preclude l’accesso ai prestiti. In ogni caso «il numero dei segnalati è calato di 801 unità».
La situazione più critica si è registra in provincia di Udine con 1.033 imprese segnalate allo scorso marzo. Segue Pordenone (539), Gorizia (328) e Trieste (272).
Le conseguenze
«I destinatari della misura sono condannati alla “morte civile” – si legge nel report della Cgil –: i segnalati alla Centrale dei rischi non possono beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando di dover chiudere o di scivolare tra le braccia degli usuraio».
Tutto questo mentre la Cgia continua a chiedere il potenziamento del Fondo di prevenzione dell’usura. Non va dimenticato però che gli imprenditori che “finiscono” nella black list della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria dell’azienda, bensì all’impossibilità di riscuotere i pagamenti dei committenti o a fallimenti.
Tutto questo nonostante l’attività di prevenzione e dalla moratoria dei debiti per le Pmi applicate in Italia per contrastare la pandemia.
Il Fondo di prevenzione dell’usura
Introdotto nel 1996, il fondo viene usato dalle piccole e medie imprese per offrire le dovute garanzie alle banche e, quindi, per ottenere finanziamenti a medio termine o linee di credito a breve termine.
Questa misura consente agli operatori deboli di accedere a canali di finanziamento legali e aiuta le vittime dell’usura. Il “Fondo di prevenzione” prevede due tipi di contribuzione: la prima è destinata ai Confidi a garanzia dei finanziamenti concessi dalle banche alle attività economiche, la seconda è riconosciuta alle fondazioni o alle associazioni contro l’usura, le quali consentono anche ai lavoratori dipendenti e pensionati in difficoltà economica di accedere al credito in sicurezza.
Nei primi 22 anni di vita, l’importo medio di prestiti erogati dal fondo è stato di circa 50 mila euro per le Pmi e 20 mila per le famiglie. Il fondo viene alimentato con le sanzioni amministrative di antiriciclaggio e valutarie.
Dal 1998 al 2020, a Confidi e Fondazioni, lo Stato ha erogato 670 milioni di euro per destinare circa 2 miliardi di euro. Nel 2020 a Confidi e Fondazioni sono stati assegnati 32,7 milioni di euro: 23 ai primi e 9,7 ai secondi. Queste cifre, sempre secondo la Cgia, andrebbero implementate, ma il fondo è esaurito.
Lo scorso anno la crescita dei prestiti è aumentata dello 0,9 per cento. «La situazione negativa è stata registrata in provincia di Pordenone e si è tradotta in una riduzione dell’erogato pari a 172 milioni di euro.
Una situazione questa «ascrivibile – sono sempre le riflessioni della Cgia di Mestre – che la domanda ha subito una forte diminuzione: involontariamente diversi imprenditori si dirigono verso le organizzazioni malavitose che hanno la necessità di reinvestire i denari provenienti da attività criminali nell’economia lecita.
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