TRIESTE Una robusta corda per il tiro alla fune, un po’ di sacchi di iuta per la corsa. E il gioco è fatto. Per un intero paese, fatto di 1.800 anime, la festa è garantita. A Santa Croce - la piccola frazione del Carso divisa per uno strano gioco di confini amministrativi fra tre comuni, Trieste, Duino Aurisina e Sgonico - l’incantesimo si è ripetuto, con la secolare sfida fra i “gurnci” e i “dulnci”, cioè fra coloro che vivono nella parte interna del paese, per la maggior parte figli e nipoti dei residenti che lavoravano la terra, e gli eredi di quanti invece si dedicavano alla pesca, perché abitanti sul costone che si affaccia sul mare.
Una rivalità antica, perpetuata nel tempo, al punto che ancor oggi - in vista di quelle che, con apprezzabile autoironia, sono definite dagli organizzatori dell’associazione Mladina le “Olimpiadi della Repubblica di Santa Croce”, svoltesi appunto ieri - si traccia una linea bianca sulla strada principale della frazione, in modo da distinguere con assoluta certezza le due zone. Anzi, per non lasciare adito a dubbi, nella piazzetta davanti alla Casa del Pescatore, sede della festa paesana, durante la quale si distribuiscono in quantità piatti di “pedoci” e litri di vino bianco e di birra, sull’asfalto si disegnano una grande “G” e un’altrettanto vistosa “D”, in modo che non ci sia possibilità di errore.
E così, verso le 19, quando il sole nel suo calare all’orizzonte ha cominciato a lasciare qualche spiraglio d’ombra fra le vecchie case di Santa Croce, la folla raccoltasi ancora una volta attorno alla “Festa del pescatore” ha potuto godere dell’oramai inusuale spettacolo assicurato da due formazioni quanto mai eterogenee, perché composte da donne e uomini di tutte le età e soprattutto da bambini e ragazzi, che si sono scatenate nella gara del tiro alla fune.
Tre le “manche”, a ciascuna delle quali ha dato il via il sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec, il quale, in pantaloni corti, nel pieno rispetto delle varie realtà linguistiche locali, ha utilizzato di volta in volta, per dare lo start, il dialettale “zuki”, l’italiano “via” e lo sloveno “vleci”.
Che poi abbiano vinto i “gurnci” per 2-1 sui “dulcni” poco importa. I brindisi a fine gara erano comunque garantiti. Per mezz’ora il tifo spontaneo del pubblico ha accompagnato lo sforzo dei partecipanti, meritevoli se non altro perché hanno avuto il coraggio di affrontare la competizione nonostante un caldo improponibile.
Subito dopo la corsa coi sacchi, riservata ai giovanissimi, che ha visto la vittoria di Ivana, protagonista nella “manche” conclusiva di un vero e proprio salto in avanti per battere la più diretta rivale sul filo di... corda. «Questa festa è per noi un ritrovarsi autentico e genuino – hanno detto Peter Sedmak, presidente della Mladina e Boris Bogatec, storico animatore della manifestazione – perché la semplicità di questo evento ne costituisce la principale caratteristica».
A conclusione della serata di festa l’immancabile gara riservata ai preparatori di uno dei piatti che fanno parte della tradizione enogastronomica locale: i “sardoni in savòr”. Stasera spazio allo spettacolo: sul palco allestito nel giardino della Casa del Pescatore si esibiranno Flavio Furian, Maxino ed Elisa Bombacign.