Il secondo giorno di trattative in attesa del discorso alla Camera di Mario Draghi ci lascia con alcune importanti certezze. Tre su tutte.
La prima è che la catena di enti, personalità politiche e non, nazionali e non che stanno chiedendo con forza a Mario Draghi di tornare sui suoi passi si va allungando a dismisura. Non manca davvero nessuno: A parte i Renzi e Letta (terrorizzati dalle urne anticipate) si possono iscrivere il Vaticano, gli Stati Uniti, il governo dell'Ucraina, l'Unione Europea (sia la commissione che il parlamento), i mercati, ma non solo. Ci sono raccolte di firme di sindaci, ci sono appelli di associazioni imprenditoriali di categorie le più svariate tra loro. Un elenco infinito che al momento però non sembra scalfire la volontà di ferro di un uomo di ferro.
La seconda è che Il Movimento 5 Stelle è sempre più nel caos. Ancora oggi è stato un susseguirsi di riunioni convocate e poi cancellate, di messaggi di vario tipo al punto che nel pomeriggio si vociferava di una nuova scissione interna. Perché l'attuale Ministro per i Rapporti con il Parlamento, d'Incà, è uscito ancora una volta allo scoperto presentando un documento in cui nero su bianco ha scritto i motivi per i quali l'uscita dal governo è sanguinosa. Nel documento vengono citate diverse riforme utili al raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr, che sono già state approvate e sono in attesa della promulgazione dei decreti attuativi. Tra queste, quelle del codice degli appalti, del processo civile e penale, e dell’ordinamento giudiziario. Per le prime tre sarà necessaria l’approvazione dei decreti attuativi entro dicembre 2022.
Una lettera che ha creato nuovi attriti interni tra governisti, guidati appunto da D'Incà, ed i duri-e-puri capitanati dicono da Paola Taverna. Attriti e divisioni che non si sono ancora appianate, con il Consiglio Nazionale ormai sempre attivo.
La terza certezza è che centrodestra e centrosinistra sono, finalmente, tornate a dividersi su una cosa: la presenza nella maggioranza dell'eventuale governo Draghi bis dei grillini. Lega, Forza Italia hanno ribadito la comune disponibilità a governare con Draghi ma senza il Movimento 5 Stelle. Il Pd invece ha ribadito ancora oggi che senza i grillini non ci sarà un nuovo esecutivo; "Il M5S resti in partita" ha detto enrico Letta; "ogni ipotesi di governo senza il M5S non è percorribile" ha detto il Ministro del Lavoro Orlando. Scelta fatta per salvaguardare l'alleanza politica senza la quale la sconfitta nelle elezioni politiche sarebbe certa. Insomma si preferisce salvare l'alleanza e il sogno del Campo Largo, piuttosto che questo governo.
Si tratta e si tratterà ancora, senza sosta ma ad oggi sembra rafforzarsi l'ipotesi di elezioni anticipate; una prevalenza rafforzata anche da due fatti. Il primo è che si torna a parlare con forza di legge elettorale. La seconda è che circola con troppa insistenza la data del 25 settembre, per il voto anticipato. Ed i sondaggi di queste ultime ore non lasciano dubbi. Si votasse oggi con il M5S fuori dal centrosinistra, il successo del centrodestra sarebbe scontato ed ampio.