UDINE. Cento anni fa, il 16 luglio del 1922, l’Udinese disputava l’unica finale di una competizione nazionale della sua storia: quella di Coppa Italia contro il Vado. Vinsero i liguri per 1-0 con un gol segnato al 118’ (quindi sul finire dei tempi supplementari) dall’attaccante ligure Virgilio Felice Levratto, classe 1904 e scomparso nel 1968. Levratto non è stato un calciatore qualunque, la sua storia ha qualcosa ai limiti del mitologico.
Calciava talmente forte che i suoi tiri sfondavamo le reti delle porte. La leggenda vuole che anche in quel pomeriggio del 16 luglio del 1922 il pallone partito dal suo piede squarciò la rete della porta friulana. Fece talmente scalpore la potenza delle sue conclusioni che nel 1959 il Quartetto Cetra gli dedicò una canzone dal titolo “Che centrattacco”.
Nel quadriennio dal ’24 al ’28 mise assieme 28 gare con la maglia della Nazionale segnando 11 reti e conquistando la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928. Quella del 1922 fu la prima edizione della Coppa Italia, una edizione monca visto che ai nastri di partenza non si presentarono parecchie squadre: le big, per esempio, che avevano appena abbandonato la Figc per aderire alla CCI.
Assenti anche tutte le formazioni meridionali (la squadra più a sud, pensate un po’, fu il Livorno). L’Udinese, unica iscritta del Triveneto assieme al Treviso e alla Triestina, nel primo turno, disputato il 2 aprile, superò 4-0 la Feltrese. Gli alabardati, vinsero 4-2 il derby con l’Edera Trieste, ma poi persero a tavolino colpevoli di aver schierato un calciatore (lo spalatino Antonio Blasevich) che non poteva essere schierato. L’Edera fu proprio l’avversario dell’Udinese nel turno successivo: i bianconeri si imposero con un’altra quaterna.
L’avversario dei bianconeri nei quarti di finale fu la Novese: la gara, che si sarebbe dovuta disputare il 18 giugno fu vinta a tavolino dall’Udinese perché l’avversario non si presentò. Cose d’altri tempi, come anche l’episodio della semifinale con la Lucchese vinta 4-3 dopo i tempi supplementari: a causa di un errore tecnico sull’esecuzione di un calcio di rigore la gara fu fatta ripetere e finì 1-0.
L’Udinese si presentò a Vado con i favori del pronostico: il Vado aveva avuto un cammino molto più complicato e aveva rischiato l’eliminazione al primo turno quando vinse 4-3 ai supplementari con la Fiorente, poi nei quarti aveva superato sempre per 1-0 la Pro Livorno e la Libertas Firenze. Presentarsi da favoriti, servì a poco.
Resta il fatto storico: una finale con l’Udinese che mai come allora andò vicina ad alzare un trofeo a livello di massima categoria. Anche per questo un secolo dopo è giusto ricordare quegli undici pionieri del football friulano. Eccoli: Lodolo, Schiffo, Pertoldi, De Marco, Barbieri, Liuzzi II, Gerace, Melchior, Moretti, Dal Dan IV, Bellotto