LIVINALLONGO. La frazione di Brenta – Liviné recupera la radura di Plán de Brenta dalla devastazione di Vaia e la trasforma in un’area pic nic. Fondamentale il contributo del Comune che ha stanziato fondi delle donazioni ricevuti da privati e associazioni dopo l’alluvione dell’ottobre 2018.
Il piccolo spiazzo poco sopra la Sr 48 delle Dolomiti e le case di Brenta è sempre stato un angolo di pace in mezzo a quello che era un lussureggiante bosco di abeti, dove gli abitanti di Brenta e Liviné da sempre si ritrovano per fare due chiacchiere. Di lì passa anche il facile sentiero che si collega con il capoluogo Pieve, ideale per una facile passeggiata. La devastazione di Vaia però lo aveva trasformato in un ammasso di piante schiantate e radici divelte.
«Quando abbiamo saputo che il Comune era intenzionato a destinare alle frazioni i soldi della donazioni di Vaia per interventi di sistemazioni e recupero dell’arredo urbano abbiamo subito pensato di fare qualcosa per quella zona», raccontano due frazionisti, Oscar Crepaz e Stefano Foppa. «Durante la scorsa primavera abbiamo prima di tutto cominciato a ripulire l’area. Non avevamo un progetto ben preciso in testa di cosa realizzare. Ci trovavamo alla sera fino a tardi tra alcuni frazionisti, ai quali via via si sono uniti sempre altri, entusiasti dell’iniziativa che stavamo portando avanti e decidevamo man mano cosa fare. Ognuno ha dato il suo contributo con le sue abilità e passioni: quello che sa manovrare l’escavatore, quello che fa il falegname e così via».
Su una cosa tutti si sono trovati subito d’accordo: realizzare un’area pic nic dove potersi riunire in qualche occasione speciale. Così sono state costruite due griglie e le tettoie con il legno recuperato dagli schianti. «I tavoli e le panchine ce le regala un ospite appassionato delle nostre montagne», spiegano. «L’area sarà a disposizione di tutti, associazioni, privati, per fare una feste o momenti conviviali».
Oltre alla parte per così dire ludica, i frazionisti hanno voluto pensare anche ad un angolo artistico grazie alla passione di Nicola Dorigo “Nico Galber” che durante i mesi del lockdown ha intagliato a grandezza naturale il busto di un anziano del luogo, scomparso ormai diversi anni fa. «Era uno di quei personaggi tipici fodomi», racconta Nicola, «che raccontava con l’espressione del suo viso la saggezza dei nostri vecchi».
Sotto la scultura, Massimo Crepaz ha voluto intagliare una frase in ladino come monito ai giovani: «Jovegn, liejé e pensé. Nte nosta miseria el laour mei n’a sprigolé. L eva la fam che bragláva, no le mán, chële laoráva. Encuoi ei el trop e l dut, ma ence el puoch e l nia. Giourì i ogli, metéve el cuor nte mán, demé coscita avarei en domán». «Giovani, leggete e meditate. Nella nostra misera il lavoro mai ci ha spaventato. C’era la fame che piangeva, non le mani, quelle lavoravano. Oggi avete il troppo e il tutto, ma anche il tanto ed il niente. Aprite gli occhi, mettete via il cuore in mano, solo così avrete un domani».
L’area è stata inaugurata nei giorni scorsi con una giornata di festa ed una grigliata per tutti i frazionisti, alla quale ha preso parte anche il parroco don Andrea Constantini, che ha benedetto i lavori.