Il «fattore tempo» condizionerà pesantemente la crisi, affrettando le decisioni e limitandole a quelle essenziali. Sergio Mattarella esige che entro mercoledì tutto sia definito. Delle due l’una: o si proseguirà con il governo in carica, sempre che Mario Draghi voglia continuare a guidarlo (al momento non vuole e sembra irremovibile); oppure lo scioglimento delle Camere seguirà praticamente in tempo reale. La “road map” del Quirinale non prevede altre vie d’uscita. Escluse le consultazioni di rito, tantomeno incarichi esplorativi per cercare una soluzione al momento considerata «miracolosa». Qualunque ipotesi che non garantisca sbocchi sicuri verrà drasticamente scartata perché la priorità, a questo punto, è far presto.
Il motivo è semplice: dovendo ridare la parola al popolo, meglio che ciò accada il prima possibile. Le elezioni comportano almeno tre mesi di paralisi governativa e con la guerra in corso, con la crisi energetica, con l’inflazione al galoppo l’Italia non se li può certo permettere. Entro fine anno andrà approvata la legge finanziaria, pena l’esercizio provvisorio con conseguente paralisi amministrativa. Inoltre dovranno essere completate una quantità di riforme indispensabili per incassare i miliardi europei: rinunciarvi sarebbe suicida. Prima si vota e più il futuro governo avrà modo di correre ai ripari. Tutto ciò che fa perdere tempo prezioso è dunque fumo negli occhi di Mattarella.
Per rispetto del Parlamento e di Draghi, al Quirinale nessuno indica date per le elezioni. Ma azzardare ipotesi non è impossibile. Se si dovesse andare a votare, ci vorrebbero circa sessanta giorni per presentare i simboli, per la scelta dei candidati, per tenere i comizi, per stampare le schede e per allestire i seggi. Nella prassi funziona sempre così. Dunque, calendario alla mano, è lecito immaginare che nel caso di scioglimento immediato delle Camere si andrebbe alle urne nell’ultima domenica di settembre, al massimo in quella successiva. In modo che entro fine ottobre possa insediarsi il nuovo premier, stavolta quello scelto dagli italiani.