UDINE. C’è una promozione da conquistare, l’uomo giusto per la missione è Marco Giuri. Semplicemente il giocatore più vincente fra quelli che vedremo sul parquet da domenica sera in poi: negli ultimi dieci anni ha messo in bacheca uno scudetto e tre coppe Italia di A2.
È con il playmaker brindisino, che vestirà anche i panni dell’ex, che introduciamo il derby triveneto che mette in palio la serie A.
Giuri, ancora poche ore poi sarà finale play-off. Pensieri?
«Ho solo pensieri positivi. È stato un anno di grande lavoro, l’obiettivo era arrivare qui a giocarci la promozione. Ci siamo, ora in quindici giorni si decide tutto e io sono carico. Non vedo l’ora di scendere in campo».
L’Apu è favorita, ciò comporta avere maggiore pressione addosso.
«Sinceramente non penso alla pressione. Noi dobbiamo soltanto fare quello che abbiamo fatto sino ad ora. In finale sono arrivate le due squadre che a mio avviso hanno meritato di più, giochiamocela e lasciamo la pressione per altri lavori».
Nelle due squadre lei è il più vincente, all’attivo ha anche uno scudetto. Qual è la ricetta per arrivare in fondo?
«Credo che per vincere campionati e trofei vadano sommate tanti fattori. Un elemento fondamentale è l’alchimia di squadra, noi l’abbiamo trovata subito grazie alla conferma dello staff tecnico e del 50% del roster. Per chi è arrivato a Udine la scorsa estate è stato più facile inserirsi, grazie a una base importante».
L’Apu in questi play-off non appare al top della forma. Concorda?
«Io dico che è difficile fare meglio di così, abbiamo vinto 3-1 con San Severo e 3-0 con Chiusi. A questo punto della stagione conta solo vincere, le performance le lascio agli altri. Dirò di più: preferisco vincere che giocare bene».
Lei è un ex, conosce bene l’ambiente veronese, dove giocò una stagione molto particolare.
«Sì, fu un anno strano. Vincemmo la Coppa Italia e dopo aver dominato la regular season uscimmo al primo turno play-off contro la Fortitudo Agrigento. Quella stagione la ricordo volentieri, anche se mi ha lasciato un sapore amaro».
Quell’anno il vostro allenatore era Alessandro Ramagli. Che rapporto ha con l’attuale coach gialloblù?
«Con lui ho un ottimo rapporto, lo conosco da quando ero un bambino. Tra le altre cose ho giocato anche nella sua Livorno. Lo considero un grande allenatore, capace di coniugare il rapporto umano e quello lavorativo. Stando insieme tutti i giorni questo è molto importante, siamo persone oltre che giocatori».
Facciamo il classico giochino: se potesse, chi toglierebbe alla Tezenis?
«A loro toglierei Ramagli, per tutti i motivi che ho detto poco fa».
Giocherete in palasport stracolmi. Quanto conterà il fattore ambientale?
«L’ambiente avrà il suo peso, da giocatore fa piacere pensare che ci sarà il pieno a ogni partita. Dopo gli anni di Covid e limitazioni, sarà una gioia per tutti vedere una cornice di pubblico simile. Eravamo davvero stufi di giocare finali a porte chiuse o con metà della capienza. La pallacanestro è uno spettacolo che merita di essere vissuto al 100%».
