Livorno: sempre insieme, sono deceduti con il Covid a distanza di un giorno l’una dall’altro. Lei ex insegnante, lui funzionario della Dogana
LIVORNO. Uno sguardo. Come una carezza che diventa eterna. L’obiettivo coglie l’essenza dell’attimo. Lei sorride, mentre volge il volto verso di lui. Forse pensando alle lunghe passeggiate in riva al mare. Insieme, orma dopo orma. Forse portando la mente al grigiore delle giornate di pioggia colorate dal calore di un abbraccio. O forse, non pensa affatto. Ma sente. Vive quell’amore che dà senso a tutto.
Giovanna Caia e Michele Cacciavillani di strada ne hanno percorsa tanta. Mano nella mano. E così erano anche ieri, nella chiesetta di San Simone: insieme. Le loro due bare erano lì, una accanto all’altra. Raccolte tra le corone di fiori donate dai parenti e dai condomini di via del Parco, all’Ardenza. Di fronte, una foto che li ritrae sorridenti. Lei ha un maglioncino scuro e un bicchiere in mano. Lui, vestito di tutto punto, fissa gioioso l’obiettivo.
Oggi come allora Giovanna e Michele sono insieme, morti a 24 ore di distanza l’uno dall’altra. Un filo invisibile, a legare i loro destini. Come se sapessero. Come se sentissero di non poter vivere nemmeno un giorno camminando da soli. Il signor Michele è morto giovedì scorso. La signora Giovanna, sua moglie, venerdì. Avevano 93 anni, lui e 89, lei. Tra poco avrebbero festeggiato 62 anni di matrimonio. Chiamiamolo caso o pensiamo che non lo sia. Chiamiamolo destino o immaginiamo che ci sia davvero un filo che cuce gli eventi. La loro resta una storia che parla d’amore. Uniti nella vita. Uniti nella morte.
«Babbo era un uomo forte, autoritario. Ed era tanto innamorato della mamma. Aveva un’adorazione per lei. Fino all’ultimo, ci ha chiesto di lei. Continuava a ripeterci: pensate alla mamma, pensate alla mamma». Iva lo dice con lo sguardo velato. Le lacrime raccontano il dolore di una figlia che ha perso, d’un colpo, tutti e due i genitori. Ma c’è una luce nei suoi occhi. Trasmette l’affetto per quella mamma e quel babbo che, ormai anziani, nell’ultimo periodo della loro vita avevano anche contratto il Covid.
«Sono morti a 24 ore di distanza l’uno dall’altra – dice Iva –. Si sono seguiti. Sono andati via insieme. Perché il loro era un grande amore. Hanno vissuto una storia d’altri tempi. Ed è proprio così che vorrei ricordarli: insieme. Vivevano l’uno per l’altra».
Accanto a Iva, di fronte alla chiesa di Ardenza dove ieri si è svolto il funerale di entrambi, ci sono i suoi fratelli: Marilena e Francesco. Anche loro ricordano Giovanna e Michele. «Mamma è stata una insegnante – spiegano –. Mentre babbo lavorava come funzionario della Dogana».
E alla Dogana si ricordano bene di lui. «Michele Cacciavillani anni fa è stato caposervizio. Aveva funzioni direttive e per un periodo di tempo ho lavorato con lui – dice Antonio Dioguardi, presidente dell’Adi, associazione doganale italiana, sezione livornese –. Era una bravissima persona e molto attenta ai dettagli. Me lo ricordo come un gran lavoratore e un uomo molto preparato nelle sue mansioni. L’ho conosciuto anni fa e la notizia della scomparsa sua e della moglie mi addolora. Colgo l’occasione per esprimere la vicinanza dell’Adi alla famiglia».
Famiglia attorno a cui si stringono anche tutti gli amici che ieri erano in chiesa per l’ultimo saluto. La messa e la benedizione. Poi le bare escono dalla porta principale della chiesetta, per essere accompagnate verso il cimitero. Mentre guarda le auto delle onoranze funebri della Svs che si allontanano, Iva stringe in mano la cornice con la foto dei suoi genitori. Li osserva. Scruta i loro sorrisi e quegli sguardi innamorati. Un istante reso eterno. Michele con Giovanna. Insieme.
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