Mai trasloco fu più temuto. Parliamo di quello (eventuale) di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Basta sentire Gilles Moec, capo economista di Axa Investment Managers: «Oggi in Italia con Draghi c’è un leader e si percepisce il senso di una direzione». Ma domani? Su una cosa tutti gli osservatori internazionali sembrano d’accordo: l‘incertezza regna sovrana. E potrebbe restare sia nel caso Draghi succedesse a Mattarella sia restasse dov’è. Questa, almeno, è la tesi della banca giapponese Nomura, secondo cui per l’attuale maggioranza «sarebbe rischioso non sostenere Draghi visto l’ampio consenso che vanta». Ma, aggiunge, «anche nel caso in cui restasse al governo le incertezze politiche sarebbero comunque destinate a crescere nel corso del 2022 vista la scadenza elettorale del 2023».
In realtà, è la partita per Palazzo Chigi a inquietare gli investitori. Lo spiega l’agenzia di rating Fitch che mette in conto il rischio di elezioni anticipate una volta eletto Draghi al Colle. Il voto «creerebbe instabilità nel breve termine» senza contare che «la campagna elettorale e la formazione del nuovo governo aumenterebbero i rischi per l’Italia di mancare i traguardi di Next Generation Eu con ritardi nel ricevere i finanziamenti». Ma è anche vero, aggiunge Fitch che SuperMario al Quirinale «sarebbe un fattore di stabilità politica per i prossimi 7 anni». La vede più o meno così anche la tedesca Berenberg Bank che alla situazione italiana ha dedicato un’analisi.
LEGGI ANCHE
Dipendesse da loro, lascerebbero il premier dov’è per «continuare il suo lavoro sulle riforme». Dal Colle, invece, «non potrebbe più guidare le riforme e controllare la spesa dei fondi del Recovery Found». Più pragmatici gli analisti londinesi. «Se la premiership riformista di Draghi si avvicina alla fine, il passaggio alla presidenza appare il modo migliore per portare avanti l’ottimo lavoro fin qui svolto». Dura invece la sferzata del laburista The Guardian che ha sottolineato come il centrosinistra «sia diventato dipendente da Draghi in una maniera non sana».
Ma l’effetto Draghi – ricordava qualche settimana fa l’osservatorio di Oxford Economics – non ha «completamente convinto gli investitori stranieri». Ed è verosimile che «l’ambiente politico nei prossimi anni non sarà così favorevole come questo». Per Sylvain Broyer, capo economista per l’Europa di S&P la priorità per l’Italia è quella di «non mettere a rischio l’attuale forte fiducia di imprese e famiglie». Infine, Goldman Sachs, per la quale sarebbe fuorviante limitare all’Italia il tema del futuro di Draghi. La questione, per la banca Usa, riguarda l’Europa, a partire dal recente Trattato del Quirinale tra Roma e Parigi. Un nuovo governo e un nuovo premier rischierebbero, sostiene Goldman Sachs, di «indebolire l’asse franco-italiano».
L'articolo Quirinale, i mercati non votano Draghi: «Il premier resti al governo per guidare le riforme» sembra essere il primo su Secolo d'Italia.