Più che Formula 1 potrebbe ormai chiamarsi Formula “I”, come ipocrisia. Dopo averci tolto il piacere di guardare le splendide ombrelline prima della gara, di aver sostituito il rombo dei dodici cilindri con il gracchiar dell'ibrido, e come non bastasse l'aver visto gare in scenari surreali senza pubblico, ecco che con la scusa dell'inquinamento il Circus non vuole più nemmeno il passaggio delle pattuglie acrobatiche nazionali dei Paesi ospitanti. Una vera scemenza dichiarare che lo spettacolo offerto dalle bandiere disegnate nel cielo dai fumogeni non sia in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica che la Formula 1 si è data da qualche anno e fino al loro azzeramento, previsto nel 2030, poiché è sufficiente calcolare l'impatto ecologico della produzione dei telai in carbonio e del trasporto dei team in giro per il mondo per far rabbrividire qualsiasi ecologista. Ed anche la notizia che nel campionato 2022 si brucerà carburante che contiene il 10% di etanolo d'origine vegetale ha il sapore della presa in giro: tutta la Formula 1 non arriva a bruciare in una stagione quanto l'aviazione in un giorno, settore nel quale il cherosene “sostenibile” riempie ormai il 50% dei serbatoi degli aeroplani, ognuno capiente fino a decine di tonnellate.
Pare poi che il problema sia l'impiego delle pattuglie militari, ed anche in questo caso qualcuno dovrebbe spiegare ai signori della Formula 1, gli stessi che hanno costruito un regolamento incomprensibile che mira soltanto all'audience - spesso senza più riuscirci - il significato dell'identità nazionale rappresentato dalla bandiera tracciata nel cielo, che non è automaticamente immagine di forza militare, stante che i velivoli impiegati in quel contesto sono rigorosamente disarmati.
Ma il massimo dell'ipocrisia è che siccome Red Bull è campione del mondo, e insieme alle scuderie di auto possiede sia il circus aereo acrobatico Red Bull Air Race e uno dei musei volanti più belli d'Europa, quello degli Hangar 7 e 8 di Salisburgo, prima dei gran premi potranno però volare le formazioni private come quella del patron Dietrich Mateschitz, ovvero aerei come il Lightning, il B-25 Mitchell e il Vought F-4 Corsair. Che altro non sono che assetati caccia e bombardieri della Seconda guerra mondiale i cui motori stellari da migliaia di cavalli bruciano centinaia di litri l'ora di AvGas 100LL, carburante che non è neppure senza piombo. Insomma una scemenza degna del politicamente corretto e della cancel colture. Doveroso quindi mandare due messaggi, uno per il prossimo presidente della Repubblica, che come capo delle Forze Armate potrebbe comunque ordinare il passaggio delle Frecce Tricolori alla faccia dei diktat della Federazione, l'altro per l'Organizzazione del Gran Premio di Monza: anche in Italia esistono pattuglie aeree civili, una persino formata da piloti diversamente abili, il WeFly Team che il mondo (aeronautico) ci invidia. E anche loro sono dotati di fumogeni. Ma il cielo di Monza deve avere il nostro Tricolore.