Il presidente Battiston ha vinto la sua scommessa: l’investimento per rinnovare ha pagato
LENTIAI. Nella corsa frenetica che caratterizza la vita dei giorni nostri ci sono ancora realtà che portano avanti tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione. Una di queste è rappresentata dal compartimento delle latterie, strutture che ancora oggi, nonostante l’industrializzazione del settore, riescono a convivere in un mercato ricco di competizione attraverso la lavorazione e la produzione di materie prime a chilometro zero e di altissima qualità.
Un nome, una garanzia
Tra le latterie al top della classifica, una è certamente quella di Lentiai, i cui prodotti sono ricercati ed apprezzati anche in ambito extraprovinciale. Grande merito va attribuito all’attuale presidente Francesco Battiston che è riuscito a rinnovare la struttura organizzativa e anche i materiali senza intaccare la genuinità dei prodotti offerti.
«Prima del mio arrivo mancava solo il coraggio di proporre scelte “forti” e di impegnarsi per portarle a compimento. Io ho proposto scelte importanti, economicamente pesanti, e mi sono impegnato per portarle a termine. Il consiglio, a nome dei soci rappresentati, mi ha dato fiducia, sobbarcandosi la richiesta di un mutuo non da poco per arrivare dove siamo. Il tutto in un lasso di tempo brevissimo, considerando i 137 anni che la nostra latteria può vantare. Una cosa che mi preme dire è che uno degli obiettivi della nostra società era di dare visibilità, spazio e speranza ai produttori di tantissime eccellenze locali, sempre perseguendo il motto “chilometri zero, filiera corta”, che poi è nell’interesse di tutti noi, per mantenere vivo e attivo il territorio in cui viviamo».
Una storia lunga 137 anni
Inizialmente nata come struttura privata nel 1884, la latteria vera e propria viene costruita tra il 1924 e il 1926, anno in cui inizia la produzione di formaggio e viene eletto il primo presidente della sua storia, Guido Cristini. Un’importante pietra miliare nella storia di questa attività si registra nel 1939 quando i caseifici di Mel, Tallandino e Lentiai si unirono in società anonima cooperativa, con sede sociale a Mel, sotto la denominazione di Consorzio Latterie della Sinistra Piave (CO.LA.SI.PI).
Durante la guerra e immediatamente dopo, aderiscono al Consorzio numerose altre latterie locali e della destra Piave: Santa Giustina, Cesiomaggiore, Salmenega, Calliol, Can, Soranzen, Menin, Pagogna, Farra di Mel, Zottier, Carve, Campo San Pietro e Boschi di Lentiai. Il sodalizio rimase proficuamente in piedi fino al 1957, quando le vecchie strutture produttive e societarie dell’anteguerra non ressero più.
Man mano che lo sviluppo economico emergeva forte in Italia, prima l’emigrazione e poi l’industrializzazione seguita alla tragedia del Vajont furono momenti cruciali per il settore agricolo e caseario della provincia di Belluno. Parliamo del periodo che va da fine anni’60 agli inizi del’90. Rimangono gli anziani, quasi da soli, a coltivare in qualche modo la terra, grazie anche all’ausilio dei mezzi meccanici. Ma la montagna si spopola, le casere rimangono chiuse, il bosco invade le distese prative. Nel giro di pochi anni la montagna perde completamente il suo antico ruolo economico.
Lentamente le ministalle chiudono, lasciando il posto a pochi allevatori specializzati, che tuttavia producono quantità di latte superiori al passato. Ma la scomparsa delle piccole stalle porta alla chiusura delle latterie periferiche: i Boschi nel 1967 e Colderù nel 1970. I pochi produttori di queste località si aggregano a Lentiai o vendono il loro latte alla Lattebusche. Ronchena e Stabie resistono fino al 1992.
I loro presidenti collaborano attivamente con Lentiai, dove del resto sono approdati quasi tutti i loro ultimi soci. Agli inizi degli anni sessanta molte latterie delle zone limitrofe subiscono anche esse il contraccolpo dell’esodo dei giovani. Cordellon e Vanie sono costrette a chiudere per prime, seguite poco dopo da Tallandino e Campo San Pietro. Nel 1993 chiude anche quella di Villa di Villa.
Il latte ancora prodotto in questi luoghi viene raccolto e lavorato a Lentiai, che in tal modo assicura la propria continuità. Coniugare le antiche tradizioni con i tempi moderni molto spesso è stata una sfida che in molti hanno perso; non la latteria di Lentiai, che su questo ha basato la propria forza attraverso scelte lungimiranti volute dall’attuale presidente Francesco Battiston.
Tempi moderni
Negli ultimi anni, grazie ai contributi della Regione e della Comunità Montana Bellunese, è stato possibile apportare alla latteria delle radicali ristrutturazioni, sia all’interno e sia all’esterno. La completa sostituzione dei macchinari consente ora di disporre di modernissime caldaie riscaldate non più a fuoco di legna, ma a vapore. Nonostante tutte queste migliorie, rimangono immutati la lavorazione del latte e dei suoi prodotti, oggi particolarmente ricercati per la loro antica e rara genuinità.
Ogni realtà produttiva e di vendita necessita di continui aggiornamenti, di adattamenti a nuove regole e stili di vita, per restare sul mercato. Pochi anni fa è stato aperto un nuovo punto vendite moderno e apprezzato dalla clientela. «Le scelte hanno fatto la differenza, come ad esempio quella di creare un nuovo punto vendita. La distanza tra il soccombere per inadeguatezza o l’investire avendo una visione di futuro. La mia opera è consistita in questo: convincere il consiglio di amministrazione che, senza un sostanzioso sforzo economico di aggiornamento, la società era destinata ad un lento ma inevitabile declino. Quindi tutto si è reso possibile per la fiducia e i soldi che consiglio e soci mi hanno accordato, e parlo di tanti soldi per la nostra piccola realtà. Ma direi che l’azzardo sarebbe stato non agire. Non mi sono risparmiato in questo impegno e, considerata l’età, non vedo l’ora di trovare un sostituto», conclude Battiston sorridendo. Infine il presidente elogia il lavoro di staff e collaboratori, senza dei quali il sodalizio non andrebbe avanti.
