PRATO. Quando si dice perdere il conto. Migliaia di dosi iniettate. Prima sugli adulti, poi sugli adolescenti e da poco anche sui piccoli dai cinque anni in su. Ma anche il conto del calendario è sfumato, per Pasquale Campanile. Non ci sono giorni di festa e Natale, per lui e le squadre di vaccinatori del Pegaso 2. Un sacrificio che fa volentieri il dottor Campanile, classe 1948, pediatra in pensione: un’istituzione a Poggio a Caiano e nella zona delle Fontanelle dove ha visto crescere tante nuove generazioni di cittadini. Ora è di nuovo alle prese con i bambini: quelli da immunizzare con il Pfizer pediatrico.
«In una fiala così piccola c’è il regalo di Natale per 10 bambini», scriveva su Facebook il 17 dicembre, il secondo giorno della campagna vaccinale pediatrica. Al Pegaso 2 lo chiamano “arcuriano”, ovvero uno dei vaccinatori arruolati con il bando dell’ex commissario Arcuri tramite le agenzie interinali. Quando scesero in campo a metà febbraio erano in 14, fra giovani appena laureati e medici in pensione. «Abbiamo messo in piedi un team affiatato e si è creato subito un bel clima», ricorda Campanile. Alcuni se ne sono andati, altri sono rimasti. E visto che nel team di vaccinatori è l’unico pediatra, è stato subito convogliato nella campagna di immunizzazione dei piccoli. Che andrà avanti anche nel giorno di Natale, insieme alle somministrazioni dei grandi. Ormai per i bambini si viaggia al ritmo di 100 dosi al giorno ma l’obiettivo dell’Asl Toscana Centro è aumentare ancora. Babbo Natale in versione vaccinatore sarà lui, il dottor Campanile, con tanto di cappellino rosso indossato fra un’iniezione e un’altra. Sempre pronta la battuta verso i piccoli pazienti. Mariastella, la prima vaccinata, gli ha confessato che questo siero lo vede come un dono di Babbo Natale. «In qualche caso questi bambini si stanno rivelando più maturi degli adulti. Complimenti ai genitori, perché i loro figli arrivano qui già consapevoli e preparati. Durante l’attesa e l’osservazione, li vedi scrivere frasi e disegnare. Pensieri che fanno riflettere: ci sarebbe materiale per una mostra». Il medico ha un contratto fino al 31 marzo con l’agenzia interinale. I turni, di sei ore al giorno, sono impegnativi per uno stipendio che non è certamente quello di quando faceva il pediatra di libera scelta. Di certo, insomma, non si fa il mestiere di vaccinatore per soldi. «Come potrei stare a casa? Curavo 1.300 bambini e, una volta in pensione, mi sono ritrovato dall’essere iperattivo al riposo assoluto. Poi è arrivato il Covid e ho pensato che a 73 anni avrei potuto dare ancora il mio contributo». Così Campanile ha rispolverato il camice bianco dall’armadio ed è tornato in pista. Quando lo ha fatto, nella scorsa primavera, lo scenario era diverso. C’era più diffidenza verso i vaccini. «Il mio impegno non è certamente finito. Adesso bisogna accelerare con le terze dosi e proteggere anche i bambini». Nervi saldi, sempre, tra un paziente e un altro: al Pegaso 2 bisogna correre e macinare 1.500 dosi al giorno.
