La Polizia locale di Modena prepara una nuova sperimentazione e mette a bilancio circa 6mila euro per acquistare dieci bodycam. Si tratta di piccole telecamere da agganciare alla divisa, ai caschi o ai supporti di auto e moto di servizio utili a riprendere ciò che sta avvenendo. «Ma non sarà un grande fratello», ci tiene subito a precisare il comandante Roberto Riva Cambrino. Lui quelle dotazioni le ha già viste all’opera quando lavorava a Parma (le hanno anche a Finale) e le giudica uno “strumento utile e prezioso che va disciplinato bene”.
In effetti tra le principali contestazioni c’è quella della privacy di tutti gli attori. «Prima di accenderle – spiega – dovremo fare due passaggi con il Garante per la privacy e le organizzazioni sindacali per la sicurezza del lavoro. Ma possiamo già anticipare che le bodycam potranno essere accese solo dall’operatore che l’ha in dotazione. Non sarà fattibile quindi attivarle dalla centrale operativa né geolocalizzarle. L’agente non sarà quindi un palo della videosorveglianza né tantomeno potrà essere registrato quando non vuole. Le immagini potranno essere scaricate solo con un software in dotazione alla centrale e verranno cancellate entro 7 giorni se non entreranno in un fascicolo d’indagine».
Perché il valore delle bodycam garantirà un’ulteriore innalzamento della qualità del lavoro fatto dalla Polizia locale. «Io le immagino come un deterrente sia per i cittadini che vogliono comportarsi male, ma anche una garanzia di corretta azione dei nostri operatori. Va sottolineato che si tratta di un percorso sperimentale, utile a tutti».
Saranno cinque i settori della Polizia locale a cui si pensa di affidare l’utilizzo nel 2022 della nuova dotazione: coloro che si occupano di ordine pubblico, chi fa controlli su edilizia e commercio, l’infortunistica stradale, il pronto intervento e il Nucleo problematiche del territorio. Si può ipotizzare un’ispezione in un negozio per il controllo merceologico: le riprese cristallizzano tutto; in un incidente stradale si arriva a realizzare un quadro d’insieme immediato e magari a recepire un dettaglio che con il tempo può sfumare; nelle operazioni di polizia giudiziaria l’eventuale arresto evita contestazioni o accuse sgradevoli.
«Penso poi ad un’eventuale audizione di qualche testimone – aggiunge Riva Cambrino – Nel video potremo memorizzare non solo le sue parole ma anche espressioni e gesti, elementi spesso molto utili alle indagini».
La mente corre poi ai faccia a faccia con i no vax che tossivano contro gli agenti in piazza. In quel caso la bodycam potrebbe essere accesa: ha infatti un mini-schermo frontale che mostra al cittadino ciò che viene registrato e quindi lo preallerta. «Faccio due esempi che mi sono capitati a Parma e che possono essere utili a comprendere il valore della telecamera portatile – aggiunge il comandante – Nel periodo delle restrizioni Covid in un noto bar della città c’era un particolare assembramento di clienti che sostavano davanti per l’aperitivo. Non era possibile farlo e così una pattuglia con due operatrici è intervenuta. La bodycam è stata accesa per riprendere l’intervento e ha mostrato sia l’inosservanza delle restrizioni e il perfetto comportamento delle agenti. Alcuni avventori hanno reagito male e tutto è stato ripreso. Sempre in quel periodo ci era giunta segnalazione di alcuni utenti dei bus che viaggiavano con la mascherina abbassata: siamo arrivati, abbiamo acceso la cam e i passeggeri hanno desistito immediatamente dal loro intento provocatorio».
Ma il comandante Riva Cambrino è molto cauto nell’anticipare il debutto delle bodycam: «Non mi piace fare previsioni – spiega – Preferisco che siano fatti tutti i passaggi tecnici, che garantiscano i miei agenti e i cittadini e poi attiveremo la nuova dotazione. Penso sia un valore aggiunto, ci credo molto. Nel Regno Unito tutti gli operatori ne indossano una e la preferiscono al possesso dell’arma di servizio. Questo a dimostrazione di come ci sia grande sensibilità e si riponga tanta fiducia nella tecnologia».
