VENEZIA. Come si maneggiano dei teschi che spuntano durante dei lavori? Di recente, nel corso degli scavi per realizzare la cintura di vetri di cristallo che dovrebbe proteggere la Basilica dalle Acque Alte, sono stati trovati teschi e scheletri, risalenti a un passato che gli esperti stanno ancora decifrando.
Ieri la parlamentare Orietta Vanin ha inviato un’interrogazione parlamentare ai ministri della Cultura, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili per chiedere se durante i ritrovamenti si sono seguite le norme del codice dei Beni culturali per recuperare i resti medievali depositati in cassoni di legno e trattati alla stregua di mattoni e materiale di scarto. Immediata la risposta di Renzo Rossi della società Costruzioni che sta eseguendo i lavori per il Consorzio Venezia Nuova.
«L’assistenza archeologica è costante tanto che abbiamo un archeologo, il dottor Marco Bortoletto, sempre presente e se non è presente al momento di un ritrovamento ci fermiamo e siamo obbligati a chiamarlo», spiega il presidente della ditta. «Informare immediatamente la soprintendente è un passaggio obbligatorio. Noi non spostiamo nemmeno un centimetro cubo di terra se troviamo qualcosa e l’archeologo non ci dice che cosa dobbiamo fare. Non possiamo permetterci di fare qualcosa senza che la Soprintendenza sia informata ed è per questo che le istituzioni competenti, dal Consorzio al Provveditorato alle Acque, ci hanno imposto la presenza di un archeologo». Vanin si domanda se i recenti lavori di messa in sicurezza abbiano rispettato le normative, ovvero: se sia stata effettuata la verifica preventiva dell’interesse archeologico, se siano stati controllati dagli archeologi (affiancati da antropologi) della Soprintendenza da antropologi; come e dove si sia provveduto alla messa in sicurezza dei reperti raccolti, se l’effettuazione dei lavori con strumenti meccanici e ruspe sia compatibile con le misure di conservazione e di tutela previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio.
Insomma, Vanin chiede di verificare se i reperti siano stati trattati seguendo le regole, dove sono e che fine faranno. L’interrogazione è stata firmata da Endrizzi, Trentacoste, Presutti e Croatti.
