FANNA. Affronteranno il processo, durante il quale avranno la possibilità di entrare nel merito delle accuse relative a reati fiscali e bancarotta che ipotizzano una maxi frode tra Fanna e il Veneto.
Raffaele Ercolini, di Cadoneghe (Padova), e l’amministratore di fatto Stefano Pecorari, di Albignasego (Padova), sono stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale di Pordenone Giorgio Cozzarini sulla base delle evidenze emerse durante l’inchiesta delle Fiamme gialle di Pordenone “Clepe et labora” che nel gennaio 2019 aveva portato a un sequestro preventivo per equivalente da 4 milioni di euro.
Nel mirino degli inquirenti era finita la cooperativa Work ambiente con sede a Fanna, specializzata in servizi di movimentazione merci, autotrasporto per conto terzi e facchinaggio.
All’epoca gli inquirenti avevano ipotizzato una frode fiscale con fatture per operazioni inesistenti per oltre 5 milioni di euro, che avevano portato a un maxi sequestro preventivo.
La Finanza aveva ritenuto la Work ambiente, collegata al Work group di Padova (dove era stata effettuata una perquisizione), una «cooperativa spuria». Un’impostazione che aveva portato a pesanti accuse sia sul piano fiscale che su quello della somministrazione di lavoro.
Dell’impianto iniziale, che prevedeva anche un’ipotesi di caporalato semplice, è rimasta in piedi l’accusa relativa a reati fiscali, cui si è aggiunta l’accusa di bancarotta seguita al fallimento della società. Caduta, invece, l’accusa relativa al caporalato.
Tramontata l’ipotesi di un patteggiamento, ieri Ercolini e Pecorari sono stati rinviati a giudizio: affronteranno quindi il processo, di fronte ai giudici del tribunale di Pordenone, durante il quale avranno la possibilità di entrare nel merito delle accuse che vengono loro mosse.
La prima udienza è stata fissata per il 12 aprile del prossimo anno.
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