Da Bondioli a Corneliani: punte di adesione del 100% alla chiamata di Cgil e Uil. Folla di mantovani in corteo a Milano: sul palco c’è il delegato Fiom alla Berman
A Milano come nel resto d’Italia un fiume di bandiere rosse e azzurre a gremire le piazze e qui fabbriche con interi reparti bloccati se non completamente ferme. Da Corneliani a Bondioli e Pavesi, da Marcegaglia alla Levoni: lavoratrici e lavoratori mantovani rispondono in massa alla chiamata di Cgil e Uil allo sciopero generale contro la manovra finanziaria del governo Draghi. Così come a centinaia si sono alzati all’alba per salire su bus e treni che li hanno portati alla manifestazione interregionale “Insieme per la giustizia” di Milano, dove ancora una volta il mondo del lavoro mantovano è stato protagonista sul palco con l’intervento di Alessandro Volta, delegato Fiom Cgil alla Berman.
lo sciopero generale fa centro
Le percentuali di adesione rese note dai sindacati raccontano di una mobilitazione che ha fatto centro a dispetto dei tanti che remavano contro e dei pochi giorni a disposizione per organizzarla. Alla Corneliani tutto fermo: «Adesione totale, non si muove un filo». Cento per cento anche alla Bondioli e Pavesi. Alla Marcegaglia si oscillava tra il 75 e l’80% con punte del 90% in alcuni reparti. Alla Zanotti 90%; alla Comer 95%; il primo turno in Belleli ha visto astenersi il 95%; alla Levoni toccato l’85%; in Nutriamo il 90%; i macelli Meccarni e Martelli «non hanno macellato per adesione allo sciopero»; 90% anche in Riva Mariani; 85% alla Maresca come pure alla Caleffi; in Barilla toccato il 90%, all’Iveco ha aderito il 50%; alla Lubiam il 45%, da Novellini il 30% e il 25% alla Coop. Produzione al minimo poi nelle aziende del petrolchimico a ciclo continuo con il blocco merci in entrata e uscita in Versalis, nessun pompaggio su oleodotto e nessun carico di autobotti in Ies e penalizzazione del 10% su tutta la produzione in Enipower. In magazzini e aziende di autotrasporto infine adesioni tra il 35 e il 40%. Come sottolinea il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati si tratta di «dati molto alti nelle realtà industriali di tutti i settori» che «dimostrano che le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati del nostro territorio e dell'intero Paese stanno vivendo una condizione di sofferenza e difficoltà».
Cgil e uil: adesioni specchio del disagio
«I bassi salari – aggiunge Soffiati – la preoccupazione per il raggiungimento dei requisiti pensionistici, la mancanza di prospettive lavorative per sé stessi e per i propri figli e nipoti: sono questi i principali motivi di disagio cui il governo con questa manovra - iniqua sul fronte fiscale, priva di lungimiranza dal punto di vista previdenziale e occupazionale- non è in grado di dare risposte sufficienti. Ci hanno detto che eravamo irresponsabili a scioperare, e che questo è uno "sciopero politico". Come ha detto Maurizio Landini, certo che è uno sciopero politico. Lo è nel senso più nobile del termine. Facciamo politica per cercare di migliorare le condizioni delle persone nel nostro Paese». E se sono scesi in piazza e hanno scioperato in massa è per «contrastare la precarietà, aumentare le risorse per la sanità, mettere a punto una riforma delle pensioni pensata per i giovani e garantire un’occupazione stabile e un intervento fiscale equo per i redditi medio bassi» ricorda il segretario generale della Uil Paolo Soncini nel sottolineare che «nel nostro territorio aumentano le diseguaglianze, il divario salariale e la povertà» e «la maggior parte delle nuove assunzioni avvengono tramite contratti a termine, a chiamata e somministrati» con il risultato che «in prospettiva, i giovani avranno una pensione che non consentirà loro di vivere dignitosamente».
Sul palco il delegato Berman
E a chiedere a gran voce dal palco di Milano «una decisa inversione di rotta per l’occupazione giovanile, da troppo tempo trascurata con lavori sempre più instabili, contratti brevi se non torbidi in alcuni casi» e a definire «inaccettabile il gap salariale e il basso tasso d’occupazione femminile» è stato Alessandro Volta, rsu Fiom alla Berman di San Benedetto Po. Tra la decina di delegati di tutto il nord intervenuti all’Arco della Pace c’era insomma anche questa volta un lavoratore della Cgil mantovana a ricordare al governo che «lavoratori e pensionati hanno già pagato abbastanza in tutti i termini possibili» e che «oggi più che mai non può solo essere uno slogan: chi ha di più può ragionevolmente contribuire in modo maggiore».