MANTOVA. «Entrare nel cuore dei giocatori» ed «essere all’altezza dei tifosi». Sono queste le due direttrici principali che Giuseppe Galderisi indica al suo arrivo a Mantova. Il 58enne tecnico, che nella sua avventura biancorossa è accompagnato dal viceallenatore Maurizio Tacchi e dal preparatore atletico Luca Palazzari, si presenta con una conferenza stampa dai toni molto realistici. Il nuovo mister ha un contratto fino al giugno del 2022.
L’onore delle armi
Galderisi innanzitutto saluta il suo predecessore: «Ha svolto un buon lavoro, che non sarà buttato via - assicura -. Non bisogna fare gli scienziati ma prendere ciò che è stato fatto bene. Io penso che fenomeni non ce ne sono, arrivo in punta di piedi e con umiltà». Parole dolci per Lauro arrivano anche dal presidente Ettore Masiello («ha mantenuto la sua signorilità fino in fondo, ci è spiaciuto dover cambiare»), dal vicepresidente Garzon e dal ds Alessandro Battisti: «Il suo esonero è la sconfitta di chi l’ha scelto, cioè la mia. Provo un dolore quasi fisico al riguardo, ma non ho cambiato idea rispetto a mesi fa: per me Maurizio è un predestinato e farà carriera».
Orgoglio
Allo stesso tempo il ds biancorosso dice di essere «molto felice che Galderisi abbia accettato di venire, nei colloqui che abbiamo avuto mi ha molto colpito e sono certo che saprà toccare le corde giuste». Il presidente Masiello si dice «orgoglioso» dell’arrivo del mister e sottolinea che questa mossa «dimostra la volontà della società di fare tutto il possibile per la salvezza». «Orgoglioso» è anche Galderisi «di essere in una piazza importante, calda, come quelle che piacciono a me. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul campo».
Ex mancato e inchino ai tifosi
A proposito della piazza, Galderisi ricorda di «essere andato vicino a indossare i colori biancorossi, sia da calciatore e sia da allenatore. La prima volta stavo rientrando dalla mia esperienza negli Stati Uniti ma poi non se ne fece nulla». Sul clima attuale, invece, con la tifoseria che contesta, il mister la pensa così: «Il calcio senza pubblico non ha senso. Io giocavo per fare gol e andare a esultare sotto la curva: è lo stesso pensiero che ho da allenatore. Chi ha i tifosi deve tenerseli stretti. Io so che sono quelli che danno di più per la squadra e spero davvero di riuscire a essere alla loro altezza».
Gavetta e coraggio
Entrando nei temi tecnici, poi, Galderisi chiarisce: «Mi è capitato spesso di subentrare a campionato in corso e non mi spaventa. Ho vissuto da calciatore certe situazioni e so cosa passa nella mente dei ragazzi. Ma ho imparato anche che l’infelicità va vissuta come momento di crescita. La gavetta l’ho fatta e cercherò di metterla a frutto».
Il cuore e il gruppo
Quando gli si chiede cosa dirà alla squadra, il mister risponde così: «Li guarderò negli occhi. Non devo inventare chissà cosa ma pulire la loro testa, entrare nel loro cuore e mettere la mia esperienza al loro servizio. Il sorriso, il divertirsi, la voglia di stare insieme sono le armi più potenti: quando ci sono queste, si è più uniti e più forti, si tende la mano al compagno e tutto diventa più facile. Il calcio non è uno sport di singoli: è il gruppo che esalta il giocatore, non il contrario».
I gol e la tattica
Sui mali tecnici del Mantova e le sue idee tattiche, Galderisi chiarisce: «La squadra ha buon equilibrio e subisce poche reti, segno che è stato fatto un gran lavoro. Il mio sarà quello di andare a fare più gol, ma con calma. In questo momento occorre semplicità: pochi concetti e via. Ho visto la squadra in tv e abbiamo buoni giocatori, hanno caratteristiche che mi piacciono. Hanno coraggio, giocano uno contro uno e su questo lavoreremo. Il mercato per ora è l’ultimo dei miei pensieri. Il modulo? Io mi sono divertito molto col 4-2-3-1 ma ho giocato anche a 3. Non ho un sistema fisso, lo adatto alle caratteristiche dei calciatori».
Niente è impossibile
Galderisi conclude dicendosi «consapevole che la missione è difficile e che abbiamo subito partite ravvicinate e complicate. Ma nel calcio, se si riesce a trovare la voglia di stare insieme, di aiutarsi, di essere gruppo anche fuori dal campo, niente è impossibile».