.jpg)
Le modifiche in arrivo fra le indicazioni del governo e i dubbi alimentati dal susseguirsi di regole e anticipazioni della Finanziaria
UDINE. Rendere il 110% strutturale, come chiedono i costruttori e le compagnie dei servizi energetici, entrate a mano bassa nel business del superbonus? Le ragioni per farlo non mancano, in primis la necessità di disintasare l’ingorgo e di sgonfiare la bolla speculativa che si è creata, ma il Governo non andrà in questa direzione.
Costerebbe troppo: per un’eventuale superproroga di dieci anni, secondo una stima fatta da Enel in un’intervista al Sole 24 Ore, servirebbero almeno 4 miliardi l’anno. Per il colosso nazionale dell’energia il gioco varrebbe la candela, considerati i ritorni in termini di Pil, di risparmio energetico, di occupazione, di emersione fiscale, ma l’articolo 9 della legge di Bilancio per il 2022, pur prevedendo un’estensione temporale per tutti i bonus sulla casa, lo fa con orizzonti molto più limitati nel tempo. Con la proroga più lunga riservata proprio a lui, sua maestà il superbonus, che per i condomini sarà garantito al 110% fino a tutto il 2023, per decrescere progressivamente fino alla scadenza ultima del 31 dicembre 2025.
SODDISFATTI E DELUSI
Se le polemiche non mancano, legate anche al caos normativo e ai dubbi scatenati dal susseguirsi di norme e anticipazioni, i due anni a bonus pieno garantito ai condomini sono una buona notizia per chi temeva che la mannaia potesse cadere prima, mandando a monte la detrazione e gli sconti in fattura, visti i pesanti ritardi che la stretta delle forniture e i rincari stanno determinando sui lavori. Resta invece la penalizzazione per le case singole (salve solo quelle all’interno di edifici da 2 a 4 unità, se di proprietà della stessa persona fisica), che potranno accedere alla detrazione solo per le pratiche chiuse entro il 30 giugno 2022, con proroga al 31 dicembre solo nel caso in cui la comunicazione di inizio dei lavori (Cila) sia stata presentata entro lo scorso 30 settembre o, in alternativa, se l’Isee del proprietario non supera i 25 mila euro. È proprio questo uno dei punti più contestati. Non tanto per il doppio binario tra case singole e condomini, quanto per la scelta di retrodatare a settembre il termine per l’avvio dei lavori: una tagliola che potrebbe escludere molti.
ALIQUOTE DECRESCENTI
Trascorso il termine del 30 giugno o nella migliore delle ipotesi del 31 dicembre del prossimo anno, case singole e villette dovranno rinunciare alla superdetrazione e dovranno accontentarsi degli altri bonus, prorogati (con qualche modifica) al 31 dicembre 2024: si tratta dell’ecobonus (dal 50 al 75%), del sismabonus (dal 50 all’85%), del classico bonus ristrutturazioni del 50% con annesso bonus mobili (quest’ultimo ridotto nei massimali) e del bonus verde (36%) per la risistemazione dei giardini e delle pertinenze. Quanto al superbonus dei condomini, il 110% sarà garantito, come detto, fino al 31 dicembre 2023 (e al 30 giugno dello stesso anno per i complessi di case popolari e le cooperative di abitazione). Dal 2024 i condomini (e solo loro) dovranno accontentarsi del 70%, per scendere al 65% nel 2025, che nelle previsioni del Governo segnerà l’addio alla misura. Aliquote decrescenti, dunque, e che visti i criteri più severi cui è soggetto il superbonus potrebbero rendere più attrattive (nel 2024) altre detrazioni più agevoli da ottenere e molto più vicine (se non superiori, in qualche caso) nel beneficio.
TAGLIO SULLE FACCIATE
Un discorso a parte lo merita il bonus facciate, forse la misura che esce più penalizzata dall’articolo 9. Oltre alla riduzione della detrazione dall’attuale 90% al 60% per il 2022, infatti, la misura viene prorogata di soli 12 mesi. Ciò sta scatenando una corsa degli ordini, cui il settore non riesce a stare dietro, semiparalizzato com’è dalla stretta e dai rincari sulle forniture. E se è vero che la detrazione del 90% sarà riconosciuta anche senza ultimare i lavori nel 2021, a patto che siano fatturati entro il 31 dicembre e che sempre entro l’anno, come ha scritto l’Agenzia delle entrate in una circolare, i committenti versino il 10% non coperto dallo sconto in fattura. Ma c’è un problema sui preventivi e sulle asseverazioni, vista la forte instabilità dei prezzi e l’incertezza sulle forniture.
