TRIESTE Un pellegrinaggio continuo, dalla mattina fino alla sera, e un rito che si ripete, l’accensione di una candela, insieme a una preghiera. Centinaia di triestini domenica hanno partecipato alla ricorrenza della Madonna della Salute, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Nella sua omelia, il vescovo Giampaolo Grepaldi, ha toccato anche il tema della pandemia, rivolgendo un pensiero ai sanitari, a chi sta affrontando la battaglia con il virus e più in generale a chi sta vivendo un momento di difficoltà e incertezza a causa del Covid-19. «Gli atti di filiale devozione - ha esordito - che vengono dedicati alla Madonna della Salute in occasione della sua festa, sono il segno tangibile che il popolo di Trieste riconosce in Lei la Madre celeste che lo protegge e lo guida».
«Credo che ognuno di noi - ha proseguito - ricercando nel bagaglio dei sui ricordi, conservi quello in cui si è intessuto, spesso con modalità misteriose, il legame della sua vita con la maternità della Madonna. Sì, Maria è Madre, non solo al principio della sua missione, ma ad ogni momento della sua vita, intimamente associata a quella del Figlio Gesù Cristo. Il suo amore materno si estende a tutti coloro che la invocano con cuore sincero: a chiunque le si rivolga con fiducioso abbandono non nega il suo aiuto e il suo amore».
Crepaldi ha poi ricordato come «la Vergine Maria non è solo una Madre da invocare e pregare è anche una sorella da imitare. Scrisse Papa Luciani: “Paolo VI, che ha chiamato Maria Madre della Chiesa, la chiama anche sorella. Maria benché privilegiata, benché Madre di Dio, è anche nostra sorella. Soror enim nostra est, dice Sant’Ambrogio. È proprio nostra sorella! Ha vissuto una vita uguale alla nostra. Anche Lei è dovuta emigrare in Egitto. Anche Lei ha avuto bisogno di essere aiutata. Lavava i piatti, i panni, preparava i pasti, spazzava i pavimenti. Ha fatto cose comuni, ma in maniera non comune. Sicché la confidenza la Madonna ce la ispira non solo perché è tanto misericordiosa, ma perché ha vissuto la nostra stessa vita, ha sperimentato molte delle nostre difficoltà, ha vissuto il dolore, e noi dobbiamo seguirla e imitarla specialmente nella fede». Le persone hanno partecipato alla messa o si sono fermate pochi minuti, per un momento di raccoglimento, sempre nel rispetto delle norme anti-Covid, tra distanziamenti e mascherine, in una chiesa che, in particolare durante l’omelia, ha accolto tanti fedeli. E sul virus, come detto, il vescovo si è soffermato in particolare, dedicando una riflessione alla situazione attuale, con un messaggio di speranza. «Affidiamo alla Madonna della Salute la Chiesa e la città di Trieste - ha detto - affidiamo alla sua materna protezione tutto il mondo della sanità che la subdola pandemia da Covid-19 continua a tenere impegnato in una sfida senza precedenti, affinché, con la professionalità, non venga meno la dedizione, il coraggio e l’umanità. Affidiamo alla sua materna protezione i nostri ammalati e anziani sempre più soli, sempre più impauriti in un tempo in cui la vita comunitaria risulta essere tanto incerta nelle sue mete e tanto frammentata nelle sue relazioni. Affidiamo alla sua materna protezione il mondo del lavoro sopraffatto in alcuni suoi settori dagli sconvolgimenti indotti dalla pandemia, affinché tutta la società sia pronta a dare ad esso risposte di fattiva solidarietà».
Per il Comune di Trieste presente durante la messa l’assessore alle Politiche Sociali Carlo Grilli. «Oggi, in questa festa, accanto al suo cuore di Madre - ha concluso Crepaldi - mettiamo il nostro cuore, implorandola di farlo palpitare di amore per Cristo, per la Chiesa, per chi è povero e solo, per chi cerca solo un sorriso o una carezza per poter andare avanti nella vita».