Resa dei conti doveva essere e resa dei conti è stata già nei primi due episodi, da ieri su Sky e in streaming su NOW, per i protagonisti della stagione finale di Gomorra, il cult Sky Original prodotto da Cattleya che ha fatto la fortuna di Roberto Saviano, ma molto meno di Napoli, in tutto il mondo. Ciro Di Marzio, l’Immortale interpretato da Marco D’Amore (anche regista dei primi episodi), redivivo in Lettonia, e Gennaro Savastano (Salvatore Esposito) sono stati i protagonisti assoluti di uno showdown che ha già catturato 841mila spettatori medi, facendo di questa ultima stagione il miglior debutto degli ultimi due anni per una serie su Sky. La media dei primi due episodi è di 775mila spettatori medi (dato comprensivo di Sky Atlantic/+1, Sky Cinema Uno, On Demand e Primissime), con il secondo visto da 708mila persone. Una resa dei conti che ha infiammato anche i social network: i primi due episodi, ieri, sono rimasti nella classifica dei Trending Topic di Twitter per diverse ore.
Peccato che il prezzo di questa grande abbuffata di soldi e di ascolti la paghi Napoli e i napoletani, ormai sovrapposti nell’immaginario collettivo agli incivili protagonisti (molti dei quali, nella vita reale, finiti in galera) del romanzo di Saviano che ha prodotto, anche dal punto di vista culturale, danni gravissimi nella formazione dei giovani ai quali si indicano esempi di successi e di glorie malavitose del tutto deprecabili.
I due episodi finali costituiscono l’inizio della fine. La fine di un’epopea – nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo omonimo romanzo – durata quasi un decennio, chiamata a regalare ai fan di tutto il mondo (Gomorra è venduta in più di 190 territori) un finale indimenticabile, si fa per dire, al quale purtroppo fa da contraltare la mitizzazione dei boss della fiction e l’arruolamento nelle fila della camorra di tutti gli aspiranti emuli degli “eroi” negativi.
“Se il produttore non vuole far interrompere quella trasmissione, perché prima o poi ci riusciamo, dovrebbe creare un antagonista di Gomorra. I ragazzi devono capire anche quelli che sono gli esempi buoni e questa è la cosa che secondo me dovrebbe fare una istituzione cinematografica, offrire una immagine alternativa, un esempio virtuoso”. Gianni Maddaloni, maestro di Judo che a Scampia gestisce una palestra che toglie tanti ragazzi dalla strada, commenta così all’Adnkronos la ripresa della popolare serie televisiva.
“Un’altra fiction dannosa è ‘Mare Fuori’: io a Nisida (l’istituto di pena minorile, ndr) ci sono stato per anni perché avevo quattro ragazzi da mettere fuori da lì, ci sono riuscito con due che sono andati a lavorare e ho fallito con gli altri due, tornati nella criminalità. Nisida non è quella, non è i ragazzi che prendono a calci l’ispettore. C’è un direttore, Gianluca Guida, che dà regole e valori ai ragazzi e li forma – incalza Maddaloni – A Scampia la gente ringrazia per l’esempio di mio figlio Pino, il campione olimpico che esce dalla vela marrone, dove ha abitato, e ha vinto le Olimpiadi, quattro coppe del mondo e 13 titoli in Italia. Ma non basta, noi stiamo perdendo terreno per colpa di queste generalizzazioni”..
“Gomorra non fa altro che rovinare decine e decine di ragazzi che non hanno genitori, che non hanno una cultura di periferia, che si possono perdere facilmente vedendo esempi sbagliati. Non avendo chi li fa ragionare, vedono quindi in questo esempio il modello vincente. La criminalità così si alimenta. Io adesso mi trovo a una finale di campionati juniores italiani con quattro ragazzi e una ragazza di Scampia. Cinque giovani, tutti di Scampia – continua il maestro di Judo – che fanno sacrifici per emergere e dare un esempio giusto. Saviano ha rotto, sono arrabbiatissimo e intristito”.
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