OSTIGLIA. Anche giovedì 11 novembre sono proseguite senza esito le ricerche di Carlo Morandi, il 63enne dipendente della Provincia scomparso misteriosamente da casa nella prima mattina di domenica. L’uomo, che era a bordo di una Panda bianca e ha difficoltà di deambulazione, sembra sparito nel nulla. E dopo le ricerche sul territorio, grazie a volontari a piedi, fuoristrada, droni ed un elicottero, ora le ricerche si concentrano sull’esame delle telecamere di videosorveglianza e delle celle telefoniche.
Tutto inizia nelle prime ore di domenica. Attorno alle 4 Morandi è sveglio. La moglie, Ugoletta Bonatti, lo sente girarsi nel letto. «Non ho sonno - dice l’uomo- scendo in cucina a farmi un caffè, poi resto sul divano». Ma qualche ora dopo, alle 8, quando la moglie scende, lui non c’è più. Sparito, come pure l’auto, la Panda targata DH485JZ e riconoscibile dal retro per una decalcomania di una zampa d’animale rossa. In casa sono rimaste le stampelle, che usava da quando era stato operato ad entrambe le ginocchia. Al momento della scomparsa era vestito con i pantaloni di una tuta, scarpe da ginnastica, una felpa e un giubbino scamiciato scuro. Un abbigliamento insufficiente in previsione di un lungo periodo. Ma l’uomo porta con sé portafoglio e documenti d’identità. Pensava di rientrare subito, o non ritornare più?
La moglie è disperata e non si raccapezza. L’uomo non ha mai dato segni particolari di insofferenza, di depressione. Non ha lasciato messaggi. E nulla faceva capire o intuire una decisione radicale. Anche perché mancavano pochi mesi all’agognata pensione.
La madre chiama la figlia unica, Suada, che abita a Mantova. Assieme pubblicano sui social intanto la foto dell’auto, pensando che Carlo a piedi non può fare molta strada e forse dove c’è l’autoveicolo, c’è lui. Le ore passano e il cellulare dell’uomo, che all’inizio squilla, dal pomeriggio di domenica tace.
La preoccupazione cresce e lunedì viene presentata una denuncia. Che per un maggiorenne senza particolari problemi non può che essere di “allontanamento volontario”. Per questo, dopo prime ricerche, solo mercoledì si decide di provare a battere a tappeto la zona. Il Comune coordina, attraverso un centro operativo, una giornata nella quale carabinieri, vigili del fuoco e protezione civile si muovono su più fronti.
«Noi volontari abbiamo battuto le rive del Po da casa sua sino a Melara - spiega Luca Bertolasi, presidente della Padus - con otto persone e tre mezzi. Perlustrando anche i luoghi abbandonati e quelli che frequentava alla ricerca di possibili tracce». Nulla. Nemmeno dai droni e dall’elicottero dei vigili che ha sorvolato Po e canali, nell’ipotesi, che non viene scartata, che l’uomo abbia voluto farla finita. E se invece fosse vivo da qualche parte? Dopo l’esame delle celle telefoniche, ora i carabinieri stanno pazientemente analizzando le telecamere della zona. Questo mentre mercoledì sera anche la trasmissione Chi l’ha visto? ha diffuso l’appello per le ricerche.