Internet ha aperto le porte a un mondo sempre più codificato nella sua forma virtuale. Dalle reti militari si è passati, nel corso di lunghi decenni, a una visione del tutto nuova. La rete (o il web) ha dato vita a forme di vita parallele rispetto alla realtà fisica. Dapprima con le chat, poi con i social network. Ma questo sembra non bastare. Seguendo questa linea di pensiero, come una pallina che scorre su un piano inclinato, il futuro potrebbe regalare un nuovo contenitore, con reale e virtuale che si fondono dando vita a un nuovo “mondo”. È questa l’idea alla base dell’investimento milionario (si parla, solo per la fase iniziale, di oltre 50 milioni di dollari) per la realizzazione del cosiddetto “Metaverso“, e – ovviamente – il tutto è frutto di un’idea di Facebook.
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Un lavoro che potrebbe durare tempo. Tanto tempo. Si parla, in termini ottimistici, di circa 10-15. Perché, al momento, si è ancora nella fase di ricerca. Poi si passerà allo sviluppo, prima di un’eventuale commercializzazione di prodotti e tecnologie per dare vita al Metaverso Facebook. Per il momento, Menlo Park ha stanziato una cifra che si aggira attorno ai 50 milioni di dollari che serviranno solamente per coprire il primo step di questo lungo processo. L’obiettivo dichiarato dall’azienda è quello di creare «un insieme di spazi virtuali in cui è possibile creare e muoversi con altre persone che non si trovano nello stesso spazio fisico con voi».
Parole molto affascinanti e che fanno crescere l’hype nei confronti di un qualcosa che oggi possiamo solo immaginare, avendo a disposizione pochissimi strumenti che ci fanno assaporare il futuro di Internet oltre Internet. Secondo la visione dell’azienda guidata da Mark Zuckerberg: «Il “metaverso” è un insieme di spazi virtuali in cui puoi creare ed esplorare con altre persone che non si trovano nel tuo stesso spazio fisico – scrivono l’addetto alla comunicazione, Nick Clegg, e il prossimo CTO dell’azienda, Andrew Bosworth, sul blog ufficiale di Facebook -. Sarai in grado di uscire con gli amici, lavorare, giocare, imparare, fare acquisti, creare e altro ancora. Non si tratta necessariamente di passare più tempo online, si tratta di rendere più significativo il tempo che trascorri online».
Ovviamente, leggendo queste parole, il meccanismo alle spalle di questo futuro e futuribile metaverso Facebook sembra essere smentito dai fatti: creare una serie di infrastrutture, tecnologie e strumenti per costruire una realtà virtuale che va a toccare aspetti della vita sociale (cosa che già accade con i social network, ma con alcuni limiti strutturali) non può far altro che provocare l’effetto opposto rispetto a quanto dichiarato da Bosworth e Clegg: permettendo interazioni “reali” in un mondo virtuale (giochi, “uscire con amici” e molto altro) non farà altro che portare a una maggiorazione del tempo trascorso online rispetto a quello passato offline. Lo dice la storia: con l’avvento dei social network (anche grazie a una maggiore diffusione di Internet a banda larga) le ore quotidiane hanno reso la vita di molti (quasi tutti) perennemente iper-connessa.
Nei giorni scorsi, quando anche a livello mediatico si è iniziato a parlare di questo metaverso Facebook, anche Mark Zuckerberg è intervenuto sul tema: «Sarà accessibile attraverso ogni tipo di piattaforma, non solo tramite realtà virtuale e aumentata, ma anche tramite il computer, i dispositivi mobili e le console di gaming». Per sintetizzare, dunque: gli strumenti per la realtà virtuale (Facebook ha il suo “Oculus“, oltre agli ultimi occhiali smart realizzati insieme a Ray-Ban) saranno solamente uno dei tanti strumenti per entrare in questo metaverso. In questo mondo parallelo dove il virtuale diventa reale (e non viceversa). Ma ne avevamo bisogno? L’Internet che conosciamo oggi ha molti lati positivi, ma a fare da contraltare ci sono tutte le criticità emerse nel corso degli anni (dalla sicurezza a un nuovo tipo di reati). E in futuro (non ora) tutto ciò potrebbe essere moltiplicato all’ennesima potenza anche in quell’universo etereo e intangibile, che magicamente potrebbe diventare concreto e tangibile.
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