MANTOVA. Collaudo riuscito! Il gioco funziona. La caccia al Tesoro di Venere è stata un’occasione di bottino (la matita e il sigillo del duca sulla mappa) per i tanti bambini che erano a Palazzo Te. Un palazzo difficile e complesso. Roba dunque da grandi? No. I piccoli si trovano perfettamente a loro agio in mezzo a tutti quei disegni a colori pitturati sui muri da Giulio Romano e dagli altri che insieme a lui formano una bella compagnia del pennello.
Più o meno nascoste nelle tante sale ci sono addirittura 29 immagini di Venere.
Stefano Scansani, l’inventore del gioco, ne ha scelte 16 distribuite in 12 sale.
Ha accompagnato i piccoli cacciatori lungo il percorso e in ognuna delle stanze scelte, leggendo sulla mappa, ha declamato uno o più indovinelli in rima per aiutare i bambini a scoprire dove si trovano le Veneri. Alcune evidenti, altre davvero mimetizzate.
Primo indovinello nella camera di Ovidio: “C’è Venere che ha per premio una mela d’oro…”. Eccola infatti appena dentro, in alto a sinistra, che riceve la mela d’oro da Paride. E così di seguito, mitologicamente e poeticamente, fino alla loggia del Giardino segreto: “Tu cerca la Venere piccolina sul piedistallo…”.
Il bambino la individua e fa una crocetta sulla mappa, indicando dove si trova. Oggi, 24 settembre, la Gazzetta regala un inserto speciale con la riproduzione della mappa per partecipare al gioco. Sempre oggi, sulla Gazzetta online Scansani spiega in un video tutorial le regole del gioco. Che fa leva, anche, sul fatto che la struttura quadrata di Palazzo Te assomiglia a quella del gioco dell’Oca oppure del Monopoli. Un bel gioco per aiutare i bambini a crescere e a sapere vedere. Per sviluppare lo spirito di osservazione. È una delle iniziative dedicate alle mostra “Il mito di Venere”. Il gioco è aperto a tutti. Si parte dalla biglietteria, e chi vuole prende mappa e matita e può giocare. Da oggi fino alla chiusura della mostra, il 12 dicembre.