UDINE. In fabbrica si entra ancora senza Green pass, ma per accedere alla mensa aziendale serve il certificato verde. Quella che a molti sembra una contraddizione, è frutto dell’interpretazione del decreto approvato lo scorso 23 luglio dal Consiglio dei ministri, che obbliga all’uso del Green pass per usufruire dei «servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo».
Alcuni siti produttivi stanno organizzando i controlli, mentre le organizzazioni sindacali invocano un chiarimento in tempi stretti.
Al fianco dei sindacalisti c’è Confindustria Alto Adriatico con il suo presidente, Michelangelo Agrusti, che ha già sollecitato l’intervento del prefetto. Diversa la posizione della presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, che pur restando in attesa di un chiarimento da parte del Governo ricorda che «Confindustria sostiene il Green pass nei luoghi di lavoro quindi ogni opportunità di applicazione è da noi supportato al cento per cento».
Ma andiamo con ordine e iniziamo a dire che il Green pass nei luoghi di lavoro sarà in discussione a breve da parte del Governo.
Il decreto non è chiarissimo e questo è un fatto, ma le interpretazioni si sovrappongono: c’è chi «nei servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio» inserisce anche le mense aziendali e quindi si stanno organizzando per il rientro dalle ferie di Ferragosto, altri sono convinti che la mensa all’interno della fabbrica debba essere trattata come un luogo di lavoro.
Gli stessi rappresentanti sindacali sostengono che le mense aziendali debbano essere esentate dal Green pass come i ristoranti all’interno degli albeghi. Da qui la necessità di un chiarimento urgente che potrebbe arrivare a brevissimo con le Faq del Governo.
La presidente di Confindustria Udine non ha dubbi: «Nonostante la situazione sia ancora un po’ incerta, noi sosteniamo il Green pass anche nei luoghi di lavoro e, quindi, ogni opportunità di applicazione è da noi supportata al 100 per cento».
Mareschi Danieli si rende conto che anche la sua è un’interpretazione del decreto e per questo aggiunge: «Manca una vera e propria presa di posizione del legislatore. Ci aspettiamo che il Governo a breve concluda l’accordo con le parti sindacali per evitare confusione».
«La norma non è chiara, la mensa è uno degli ambienti della fabbrica e siccome, al momento, non c’è alcuna disposizione sull’utilizzo del Green pass in fabbrica è ragionevole che anche nella mensa, non aperta al pubblico, si debbano applicare i protocolli introdotti nel periodo più denso dell’economia. Noi – aggiunge – siamo stati i precursori dei protocolli con i sindacati e il dipartimento di prevenzione».
Questa la posizione di Agrusti, il presidente che ha già sollecitato, per iscritto, il parere del prefetto. A suo avviso, infatti, «invocare la mediazione del Governo denota l’incapacità delle parti di trovare un’intesa». Secondo il presidente di Confindustria Alto Adriatico, infatti, l’intesa tra imprenditori e organizzazioni sindacali è fondamentale per ottenere il consenso del Governo.
Ad Agrusti non dispiacerebbe sapere neppure se nei locali il Green pass è obbligatorio anche per i camerieri e i gestori dei locali e se lo stesso obbligo vale per i prestatori d’opera nell’ambito di Friuli doc e Pordenonelegge. Entrambi i presidenti concordano sulla necessità di promuovere la vaccinazione che resta l’unico strumento valido per contrastare la pandemia.
