Il campione di nuoto nel campo del Noce, dove campeggia il murale dedicato a Kobe Bryant, per una partita: «In Giappone ho dato tutto, reagendo a un momento difficile»
REGGIO EMILIA. Da Tokyo al campetto cittadino del Noce. Dal podio olimpico a un tiratissima sfida a basket sotto il solleone d’agosto con gli amici reggiani.
Gregorio Paltrinieri, 26enne carpigiano campione olimpico di nuoto nei 1500 stile nel 2016 a Rio de Janeiro, s’è messo al collo alle recenti Olimpiadi in Giappone la medaglia d’argento negli 800 metri in vasca e il bronzo nella 10 km in acque libere, unico italiano e terzo atleta della storia a riuscire a vincere una medaglia nella stessa edizione dei Giochi sia in piscina sia in acque libere.
«Sono tornato solo l’altro ieri dal Giappone – ammette Greg – e sono ancora svalvolato a causa del fuso orario. Sono contento: è stata una bella spedizione e ho fatto davvero il massimo. Ed è questo ciò che conta».
Al Noce, Paltrinieri è arrivato poco prima delle 17.30 di ieri ed è stato accolto come un eroe dai fedelissimi del campetto, molti dei quali suoi amici da tempo. Fra questi anche Alessandro Razzini, il “re dei playground reggiani”, e Michele Olivi che l’ha accompagnato alla Canalina.
A Greg è stata donata la maglia del Noce, sul cui retro spicca il numero 1500, indossata poi dal campione.
«È la prima volta che vengo al Noce, un campetto di cui avevo sempre sentito parlare – spiega –. Dopo l’esperienza alle Olimpiadi avevo una gran voglia di giocare a basket, per cui eccomi qui».
Partito anni fa, il rapporto con Reggio non s’è mai interrotto.
«A Reggio ho tanti amici. Ho nuotato qui per anni e qui venivo a fare le gare. Conosco un sacco di ragazzi reggiani e quando riesco ad avere un momento libero, vengo molto volentieri. Diverse volte sono stato ospite al palasport per le partite della Pallacanestro Reggiana. Quest’anno non sono riuscito a seguire il mercato del club, ma appena sarà passato questo momento e sarà possibile farlo, tornerò a vedere una partita di basket dal vivo».
Reggio non è però solo svago.
«Anche il nuoto mi ha portato spesso in città, anche di recente sono venuto ad allenarmi perché qui c’è la vasca di 50 metri che a casa non ho. Vero è che ormai la maggior parte del tempo la passo lontano, ma mi fa sempre piacere tornare per fare qualche allenamento mirato».
Ed evidentemente gli allenamenti reggiani gli hanno portato fortuna.
«A Tokyo – racconta – mi sono emozionato per entrambe le medaglie conquistate, visto come stava andando l’ultimo periodo. Ho avuto un sacco di difficoltà, non lo nascondo, e ora mi è impossibile dire quale sia la migliore: sono contentissimo di entrambe. E sono felice di aver trovato la forza di reagire da una situazione oggettivamente molto difficile. Mi vanno bene tutte e due e le metto davvero a pari livello».
La mononucleosi contratta in un momento chiave della preparazione all’appuntamento olimpico non ha in ogni caso impedito che il campione facesse tre prestazioni straordinarie, tanto in vasca quanto in acque libere dove è andato a medaglia grazie a un’esaltante rimonta.
«Da appassionato di basket ho sempre apprezzato Kobe, anche se – avverte – non sono tifoso dei Lakers. Kobe è stato uno dei miei modelli, un campione cui mi sono ispirato. La sua mentalità, la “Mamba Mentality” è stata di grande ispirazione per me, soprattutto nell’ultimo periodo».
La tappa al Noce è infatti servita anche a rendere omaggio alla stella della NBA scomparsa in un incidente in elicottero assieme alla figlia Gianna di appena 13 anni e altri sette passeggeri del veivolo, il 26 gennaio 2020.
Greg Paltrinieri ha infatti posato con gli amici e alcuni frequentatori del campetto davanti al murale dedicato al “reggiano” Kobe Bryant e a Gianna, che dal padre aveva ereditato talento e passione per la pallacanestro. Un momento commemorativo prima di entrare in campo e celebrare con il pallone in mano, il suo grande amore per la pallacanestro.
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