MONTECARLO. Una vendemmia con un ritardo di 10-15 giorni nei vigneti delle colline di Montecarlo. La raccolta delle prime uve partirà a fine agosto. Gli effetti delle basse temperature invernali, le improvvise gelate di aprile e la siccità delle ultime settimane hanno rallentato l’andamento vegetativo.
«Ci sarà un ritardo di una quindicina di giorni, si comincerà la vendemmia a fine mese – sottolinea Gino “Fuso” Carmignani, presidente del Consorzio della Doc di Montecarlo – ma siamo fiduciosi perché è stato fatto un lavoro attento e accurato nelle vigne. Magari non sarà un’annata eccezionale da un punto di vista quantitativo, ma sul piano della qualità sono attesi dei vini importanti. Abbiamo limitato i danni grazie all’esperienza, alla capacità di prevedere le tendenze e guidare i cambiamenti».
Le necessità imposte dal Covid hanno cambiato anche il modo di fare i vini. «Sono più strutturati, con una maggiore intensità e di lunga durata, un vino fatto per resistere nel tempo ed evitare lo stoccaggio di enormi quantità di riserve nelle cantine che in parte c’è stato».
Come sempre, si partirà dai vitigni precoci e dagli spumanti. «Sarà un’ottima annata anche se non dipenderà tutto dai produttori, c’è anche la mano della natura e delle condizioni metereologiche, basta davvero poco per rovinare i giusti equilibri. Le escursioni termiche anche di 15 gradi tra giorno e notte che conferiscono un profumo ed un aroma particolari sono un fattore importante. L’apice del caldo sembra essere passato».
Sulla vendemmia 2021 pesa anche l’incognita Green pass e vaccinazioni. «Lo dico senza mezzi termini: questa pandemia sarà ancora lunga e dobbiamo riporre la massima fiducia nella scienza – dice Carmignani – Quindi sono favorevole alla certificazione per attestare se si è negativi o vaccinati. Certo, potrebbero esserci difficoltà a reperire manodopera, alcune persone che lavorano nei vitigni potrebbero rinunciare senza Green pass o un tampone. Alcuni lavori devono sempre essere fatti a mano, ma le aziende montecarlesi sono preparate a fronteggiare questa situazione».
Montecarlo, che può vantare una delle Doc di qualità tra le più piccole d’Italia, circa 200 gli ettari di coltivazione con poco meno di un milione di bottiglie che vengono immesse sul mercato, nel 2020 ha dovuto fare i conti dapprima con la chiusura dei ristoranti che ha più che dimezzato il fatturato dei produttori montecarlesi e poi con l’annullamento della festa del vino. La riapertura dei ristoranti ha ridato linfa al settore, ma ci sono ancora tante bottiglie che attendono di essere consumate.
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