LIVORNO. «Non possiamo diventare controllori: al governo chiediamo chiarezza normativa, ai clienti che ci diano una mano comprendendo il nostro impegno». È chiaro l’appello che sintetizzano le associazioni di categoria. Perché il green pass in teoria sembra mettere d’accordo tutti (o quasi), però in pratica, quando si traduce in problemi con l’app, gestione tavoli e controlli incrociati con i documenti, allora la musica cambia e si fa sentire, soprattutto adesso.
«NON SIAMO SCERIFFI»
«Uno dei nodi è la richiesta dei documenti personali per verificare che l’esercente sia sicuro di trovarsi di fronte al reale possessore. Preoccupa questo aspetto che non è chiarito dal decreto perché siamo imprenditori, non siamo controllori: per quello ci sono gli organi preposti, non noi», rimarca subito Federico Pieragnoli, direttore della Confcommercio livornese. «La questione è centrale: il decreto legge sul green pass conferisce all’imprenditore un potere di pubblico ufficiale che non ha ed è un quesito che è sul tavolo del governo. A chi tocca? Con quale autorità? Capite bene che oltre al danno c’è la beffa perché si innescano possibili controversie e il titolare delle attività e i suoi dipendenti magari devono trovarsi di fronte a situazioni imbarazzanti e, talvolta visto il clima che si respira, anche pericolose; con un altro aspetto, quello di perdere poi i clienti», commenta Alessandro Ciapini di Confesercenti. Il refrain che circola tra ristoranti e bar e di cui le associazioni si fanno portavoce è univoco: «Chiarite il perimetro, altrimenti rimane a noi la “patata bollente”». Quello del documento d’identità da abbinare alla certificazione è però soltanto una, seppur importante, delle questioni da risolvere, sottolineano.
PRIME DISDETTE
«Si aggravano di responsabilità titolari e dipendenti. Poi in estate…», aggiunge Ciapini “inaugurando” il fronte delle prenotazioni. E spiega: «Nelle località turistiche, sono già fioccate le prime disdette nel settore alberghiero, anche a livello provinciale. Attendiamo i dati ufficiali, ma sicuramente non saranno positivi. Purtroppo, ancora una volta, il governo abdica la gestione agli imprenditori. Le misure vanno calibrate meglio». «A noi pare evidente che si colpiscano sempre le solite categorie: ormai è un’abitudine da 17 mesi e non siamo d’accordo. Sul green pass come misura ci siamo, ma andava gestita in maniera differente: o per tutti, o non può valere per bar e ristoranti e pochi altri, perché perdiamo giro d’affari, inutile negarlo. I numeri dei vaccinati non sono alti, poteva essere introdotto in un ambito successivo. In una famiglia, magari mancano ancora i figli da vaccinare, viste l’età e la percentuale di giovani vaccinati. Le disdette sono la logica conseguenza», chiosa Pieragnoli. In coda l’app con un bilancio delle prime 48 ore a suon di green pass per sedersi nei tavoli all’interno dei locali (non è necessario se si consuma al bancone e all’aperto, ricordiamo): per ora l’app è rimandata.
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