Il sit-in del sindacato di base a sostegno di un sistema scientifico a trazione pubblica
TRIESTE L’Usb (Unione sindacale di base) vuole ampliare sempre più il raggio d’azione all’insegna di un sindacalismo alternativo a quello “triplicista”. Oltre all’industria e alla pubblica amministrazione (in special modo il Comune) Usb guarda anche al mondo della scienza e lo fa con una notevole carica critica, come attesta il presidio di ieri mattina in piazza della Borsa, circondato dagli animali della cracking art.
L’iniziativa era stata preparata da un incontro con gli organi di informazione svoltosi mercoledì scorso, durante il quale Silvia Di Fonzo, che segue il comparto della ricerca, aveva preannunciato di voler «denunciare come lo smantellamento e il definanziamento della ricerca pubblica avvenuta in questi anni nell'Unione Europea e nei paesi del mondo cosiddetto "sviluppato" hanno aumentato il profitto delle multinazionali e portato l'ecosistema planetario ed il genere umano ad un punto di non ritorno. Nonostante i campanelli d'allarme che la natura ci sta lanciando, si persevera nella stessa direzione».
Il tema è stato quindi riproposto nella protesta inscenata davanti alla Camera di commercio. In particolare i manifestanti hanno insistito sull’importanza di rilanciare e di finanziare in via prioritaria la ricerca pubblica, rispetto a quella privata.
Al punto da proporre «la nazionalizzazione di tutti gli enti di ricerca finanziati dallo Stato e impropriamente resi di diritto privato». In questa battaglia - sostiene Usb - Trieste è naturalmente in primo piano «con 40 centri di ricerca e oltre 10.000 persone impiegate nel settore, detiene il record mondiale di 37 ricercatori ogni 1000 abitanti, quasi il 5% della popolazione».magr