PADOVA. L’entusiasmo è ancora quello degli esordi, rafforzato da quanto in quasi 27 anni si è fatto per promuovere la ricerca nel campo dell’oncoematologia e di tante altre malattie pediatriche: un lavoro e un impegno corale, certo, ma che su Franco Masello ha sempre trovato un pilastro, sia per la crescita della Fondazione Città della Speranza- di cui è stato fondatore- che dell’omonimo Istituto di ricerca.
Ed è lui oggi il più convinto sostenitore del progetto del Centro internazionale di medicina mitocondriale proposto dalla direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica, Antonella Viola. In ossequio al sangue imprenditoriale che gli scorre nelle vene, Masello si è già messo in moto per promuovere la realizzazione della seconda torre che dovrà dar casa al nuovo polo per la ricerca medica.
Il primo passo
La Fondazione ha già acquistato il terreno su cui dovrà sorgere il nuovo Centro, a fianco della torre esistente in corso Stati Uniti: «Noi speravamo che la comunità padovana avrebbe donato quel terreno, ma hanno fatto tutti orecchie da mercante» esordisce Masello, abituato a non mandarle a dire, «per quattro anni ho interloquito con Provincia, Comune e Camera di Commercio di Padova che attraverso il consorzio Zip erano i proprietari dell’area, ma tutti hanno fatto finta di non sapere. Ma non importa, andiamo oltre, siamo cittadini tosti e non ci fermiamo». Il terreno, 11.997 metri quadrati, è stato pagato dalla Fondazione 1,2 milioni di euro, l’acquisto formalizzato il mese scorso.
Il progetto
Se c’è una cosa che non difetta a Masello è il senso pratico e la determinazione: «Abbiamo le idee molto chiare su quello che deve essere fatto» conferma infatti, «l’obiettivo è presentare il progetto del nuovo edificio entro la fine di ottobre ed entro la fine dell’anno, sperando che la burocrazia non metta i bastoni fra le ruote, avere tutte le autorizzazioni necessarie in modo da poter partire con i lavori a inizio 2022. Così contiamo che la struttura possa essere pronta per metà 2023».
Masello non la chiama torre, perché in effetti la nuova struttura avrà un profilo diverso rispetto all’attuale sede della Città della Speranza: «L’edificio avrà una base molto ampia e avrà solo tre piani, rispetto ai dieci della torre esistente. Servono laboratori molto ampi e luminosi, a cui saranno dedicati 10 mila metri quadrati. Poi nel piano interrato» descrive Masello, «ci saranno altri tremila metri per i servizi. E sempre a livello di piano interrato sarà creato un collegamento con la torre».
Il “disegno” della nuova struttura ancora non c’è: «Stiamo vagliando già alcune proposte» svela Masello, «da parte di alcuni architetti. Ci sono professionisti disposti a produrre gratis il progetto. Del resto questa sarà un’opera della comunità, di tante persone di buona volontà, come lo è la torre, non un’opera di Franco Masello, vorrei fosse un concetto chiaro a tutti».
Racolta fondi
Non c’è un progetto definitivo e quindi nemmeno una cifra precisa da mettere in conto per realizzare la struttura: «Indicativamente possiamo parlare di 15 milioni di euro» azzarda al riguardo Masello, «e voglio credere che non sarà difficile raccoglierli. La campagna che intendiamo lanciare per la raccolta di fondi varcherà i confini di Padova e del Veneto, si rivolgerà a tutta Italia, perché quello che andiamo a realizzare è qualcosa che guarda al mondo intero. Io spero ci siano nel nostro Paese 1.500 imprenditori pronti a contribuire con 100 mila euro a testa. Qui nascerà un Centro di livello mondiale sulla ricerca medica e scientifica e credo che la risposta su questo progetto sarà importante».
La ricerca
Nel processi di crescita, Città della Speranza punta ad ampliare l’orizzonte della ricerca: «Il nostro obiettivo primario sono sempre le malattie pediatriche» sottolinea Masello, «lo studio dei mitocondri interessa l’oncologia e le leucemie, e tre quarti delle malattie rare. Se capiamo come funzionano certe disfunzioni, possiamo capire come fermarle. In più ci sono importanti connessioni anche con le malattie neurodegenerative e in una società che invecchia sempre di più sarà fondamentale trovare nuove armi per affrontare anche questo tipo di patologie. Mi auguro che questo progetto, davvero ambizioso, sia colto nella sua importanza innanzitutto dai padovani, anche perché è solo con il fondamentale contributo di competenze dell’Università di Padova che sarà possibile realizzarlo».