«Ci muoviamo in una società digitale che sarà sempre più piena di questi dati, si parla di capitalismo di sorveglianza, capitalismo estrattivo, le piattaforme multilivello, multinazionali, come Google, Apple, Amazon, hanno una massa di dati sterminata che noi nemmeno immaginiamo. Il problema è che l’algoritmo collega o può collegare tutto ciò che noi facciamo: la scelta di un oggetto, la manifestazione di un’emozione, la foto che poniamo. E come si è notato negli Stati Uniti, c’è la possibilità di interferire anche sul voto elettorale orientando gli elettori su una determinata posizione». È quanto ha detto il garante privacy per la Protezione dei dati personali Pasquale Stanzione, intervistato dal direttore dell’Adnkronos Gian Marco Chiocci, nel corso di ‘Link’s Talk’ alla Link Campus University di Roma.
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«In Europa siamo un pochino più tutelati al riguardo, tanto è vero che due sentenze della Corte di Giustizia, hanno fatto sì che sia impedito che i nostri dati, quelli che concernono la nostra vita e i nostri rapporti con le piattaforme siano portati al di fuori dell’Europa, perché l’Europa ha uno standard di tutela molto superiore rispetto a quella degli Stati Uniti», ha aggiunto il garante della privacy.
«Inoltre ci sono due regolamenti, il Digital service act e Digital markets act, che stanno per essere approvati dal Parlamento europeo», ha proseguito Stanzione. «In queste due bozze di regolamento si sviluppa una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme in termini di accountability, vale a dire di garanzia di trasparenza e dalla possibilità di contestare, di opporsi, ci si oppone avendo un maggiore consapevolezza dei propri dati e di ciò che rappresentano, insomma il profilo è nel senso di rendere ciascuno di noi verso una autodeterminazione informativa, quindi una presa di coscienza e una scelta sì ma consapevole. Un po’ come il consenso informato».
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