Gli interventi non hanno riguardato podisti o ciclisti, ma commensali che dopo mesi di clausura e limitazioni, e con l’estate ormai pronta a scoppiare, ieri ci hanno “dato dentro”. Tantissimi trevigiani si sono riversati, oltre che al mare, tra gli agriturismi, i ristoranti e le locande delle colline delle nostre viti
VALDOBBIADENE. Il caldo di ieri, con temperature che in alcuni momenti hanno toccato i 30 gradi, ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale nella raffica di malori che si sono registrati nell’arco delle colline del Prosecco.
Ma c’è un altro elemento, forse ancor più significativo, alla base di tanti interventi da parte del Suem 118: il bere e il mangiare.
Gli interventi infatti non hanno riguardato podisti o ciclisti, ma commensali che dopo mesi di clausura e limitazioni, e con l’estate ormai pronta a scoppiare, ieri ci hanno “dato dentro”. Tantissimi trevigiani si sono riversati, oltre che al mare, tra gli agriturismi, i ristoranti e le locande delle colline delle nostre viti. Da Valdobbiadene a Refrontolo, tantissime le auto dentro e fuori i parcheggi degli esercizi pubblici per una corsa al tavolo che da tempo non si registrava.
E una volta dentro, tra chiacchiere e voglia di libertà, molti ci sono andati pesante col cibo e col vino. I medici e infermieri sono dovuti intervenire in almeno sei locande per soccorrere altrettante persone che al termine di un pasto o di una bevuta eccessiva si sono sentite male. I soccorsi sono entrati nella sala di una trattoria a Conegliano, di un agriturismo a Valdobbiadene, di una cantina di Refrontolo e altrove. Nulla di grave, stando alle prime informazioni e, visto quanto accaduto in passato, è stata una fortuna. Qualcuno ieri fuori dai ristoranti scherzava: «Non c’è più l’abitudine, anche al vino».
Una battuta che nascondeva ironia velenosa certo ma anche una grande verità: forse anche l’eccessivo entusiasmo nel vivere la giornata a pieno ha avuto un ruolo nella raffica di malori. C’era il “liberi tutti” della zona bianca che permetteva di pranzare dentro e fuori, attardarsi al banco per i caffè e le grappe, c’era la voglia di stare insieme, c’è stato poi in tantissimi casi anche l’oblio di mascherine e distanziamenti in onore di ritrovata normalità, vaccini o meno.