La pandemia del Covid-19 ha condotto a forti cambiamenti nel settore dei pagamenti digitali, in alcuni casi accelerando drasticamente tendenze già in atto e in altri andando a scardinare abitudini che fino a poco tempo fa sembravano consolidate. Lo raccontano i numeri del 2020 di Bancomat spa, la società, partecipata da oltre 120 banche e controllata al 50% dal gruppo Intesa Sanpaolo (31%) e da Unicredit (19%), che gestisce gli omonimi circuiti di pagamento e prelievo.
Da una parte, infatti, l'azienda guidata da Alessandro Zollo sottolinea come il circuito PagoBancomat abbia visto quasi quadruplicare le operazioni "senza contatto", cosiddette contactless, sospinte evidentemente dalla paura dei contagi: tali transazioni nel 2020 hanno superato 350 milioni di unità, con un importo medio ridotto a 42 euro, come evidenza la stessa azienda "in relazione all'utilizzo quotidiano di tale tecnologia e delle iniziative governative (cashback di Stato) che stanno facilitando i pagamenti digitali anche per cifre più piccole". La riduzione degli importi si spiega anche con il fatto che per cifre fino a 25 euro non è necessario digitare il codice di identificazione personale (pin), rendendo così i pagamenti più veloci. Ecco perché Bancomat, come spiega la stessa società nel bilancio del 2020 "in accordo con l'orientamento europeo", sta lavorando per aumentare tale soglia a 50 euro.
Sta di fatto che, l’anno scorso, le operazioni contactless hanno sfiorato i 15 miliardi di euro, sugli 83 miliardi di euro di transazioni totali registrate sul circuito PagoBancomat. Quest’ultima cifra corrisponde a 1,41 miliardi di operazioni di pagamento complessive, in flessione dell’1,4% rispetto al 2019 ma tenendo conto, sottolinea la società, della “marcata riduzione dei consumi” italiani indotta dalla crisi economica. L’azienda segnala anche un aumento dei pagamenti da cellulare in negozio, cresciuti dell'80% nel primo semestre del 2020 rispetto al 2019 in termini di transato.
Dall'altro lato, i numeri di Bancomat sembrano testimoniare l'avvio sul viale del tramonto del ritiro allo sportello automatico di denaro contante, tradizionalmente piuttosto amato dal popolo italiano. Nel 2020, i prelievi da Atm (automated teller machine) sono calati del 22% annuo a 510 milioni di operazioni, per un ammontare complessivo di poco inferiore agli 80 miliardi di euro e con importi medi di 154 euro. Si tratta di una tendenza che, come mette in luce la stessa società, «rispecchia il cambio di abitudini dei consumatori nei confronti del contante», considerato pericoloso in pandemia per potenziali contagi.
Proprio sui prelievi, l'azienda è finita al centro di un'istruttoria dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) dopo la decisione di proporre un nuovo modello basato sull'abolizione della commissione interbancaria oggi di 50 centesimi pagata, quando si ritira denaro da uno sportello diverso dalla propria banca, dall'istituto di credito che ha emesso la carta di pagamento nei confronti di quello effettivamente proprietario dell'Atm.
Il fatto è che, secondo l'associazione a tutela dei consumatori Altroconsumo, ammessa come parte del procedimento e già ascoltata dall'Antitrust, «se la proposta dovesse essere approvata in via definitiva, il cliente che effettuerà un prelievo in contanti da uno sportello Atm potrà dover pagare una commissione che sarà decisa dalla banca proprietaria dello sportello automatico presso cui viene effettuata l'operazione. Diventerebbe così difficile per l'utente valutare che impatto può avere effettuare un prelievo contanti in una banca diversa dalla propria, salvo ricordarsi a memoria le condizioni applicate dai singoli istituti».
A riguardo, Bancomat fa sapere che, dopo l'audizione formale tenutasi a fine dicembre presso l'Agcm, nei primi mesi di quest'anno le interlocuzioni con l'autorità sono proseguite, e che al procedimento sono state ammesse anche alcune banche e associazioni di istituti di credito. Come sottolinea sempre Altroconsumo, il provvedimento rischia infatti di andare a penalizzare gli istituti con meno sportelli automatici.
Più in generale, a livello di conto economico, Bancomat spa nell'anno della pandemia ha visto i ricavi complessivi aumentare a 19,99 milioni, rispetto ai 16,78 milioni del 2019, soprattutto grazie alle entrate in arrivo dal circuito PagoBancomat, salite da 8,12 a 8,77 milioni. L'aumento del fatturato, spiega la società che offre servizi a più di 400 banche, è legato anche all'applicazione del nuovo listino prezzi sulle licenze di circuito. Tuttavia, a causa di costi in crescita da 12,49 a 17,64 milioni, Bancomat ha assistito nel 2020 a una contrazione del margine operativo lordo (ebitda) da 4,3 a 2,3 milioni, con un risultato netto finale passato in negativo a poco più di 174mila euro, rispetto all'utile di 1,7 milioni realizzato nel 2019.
E nel 2021 la società si aspetta un nuovo consolidamento dei pagamenti digitali: «Il 2020 - si legge nella sezione del bilancio dedicata all'evoluzione prevedibile della gestione - è stato un anno particolarmente critico per la diffusione della pandemia, che ha cambiato le priorità, il modo di vivere, di pensare alla quotidianità, di fare acquisti e di pagare. Dinanzi a ciò la digitalizzazione dei servizi diventa ancor più una necessità».