Entro pochi decenni un cittadino su tre sarà un over 65. Il professor Attanasio: «Serviranno geriatri e nuove cure»
TREVISO. Come saranno i trevigiani nel 2050? Più anziani ed acciaccati. A suggerirlo la demografia, abbinata alla domanda di salute che già si sta delineando nella Marca. I risultati forniscono una proiezione interessante su come ospedali e territorio dovranno rimodulare la loro attività per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione.
Sfida senza precedenti
Una sfida senza precedenti dato che nei prossimi trent’anni gli over 65 diventeranno 250 mila, vale a dire 1 trevigiano su 3. «Scoppieranno numericamente i soggetti ultra 65enni con un incremento ancor più evidente tra coloro che hanno più di 80 anni, cioè la componente ad altissima disabilità» sottolinea il dottor Alessandro Attanasio, geriatra padre del servizio di assistenza domiciliare distrettuale creato nel 1985 nell’ex Ulss di Asolo e Castelfranco, nonché fondatore del primo servizio di ospedalizzazione domiciliare del Triveneto nel ’93.
«Tagli sconsiderati»
Un’evoluzione che richiederà mutamenti profondi del sistema socio sanitario e una coraggiosa iniezione di risorse. «Veniamo da 15 anni di tagli sconsiderati, basati sull’idea errata che le spese sanitarie fossero alte, quando invece sono tra le più basse d’Europa in rapporto al Pil» evidenzia Attanasio «non possiamo disegnare la futura mappa della salute evitando di potenziare l’assistenza domiciliare e ignorando che gli anziani assorbono una fetta enorme delle risorse sanitarie».
I numeri
A confermarlo i dati: tra il 2018 e il 2019 tutti i principali indicatori dell’Ulss 2 sulla domanda di salute sono in aumento. Prestazioni specialistiche di nefrologia, urologia e ortopedia quelle che stanno vivendo i maggiori incrementi. Mentre la nostra provincia fa i conti con 35.500 over 80 soli e 30.600 over 65 non autosufficienti, nelle Rsa si contano più di 5.000 degenti ma iniziano a pesare molto le carenze di personale.
Medicina di base in crisi
Di pari passo sta cambiando il profilo dell’anziano da assistere. «Rispetto al passato oggi nelle Rsa vengono accolte persone con gravità da ospedale con patologie serie quali scompenso cardiaco, embolie, tumori in fase terminale» prosegue il dottor Attanasio, «la cura nelle ultime fasi di vita è un argomento da affrontare, poiché la medicina di base così come concepita, con una presenza oraria di 15 ore settimanali, non funziona. Andrebbero creati dei poli di assistenza nelle Rsa per i malati molto gravi e degli altri per chi non ha patologie acute».
Rilanciare la geriatria
Da rivalutare in questo contesto il ruolo del geriatra. «Non esistono i geriatri nelle case di riposo, bisognerebbe rilanciare questa professionalità a partire dal percorso universitario dove non gode di buona fama e non viene incentivata» dice Attanasio. Non va meglio negli ospedali dove, dopo la soppressione delle Lungodegenze anche le Geriatrie sono state prosciugate.
Le università
«Quando lavoravo all’ospedale di Castelfranco eravamo sei medici in Geriatria con 30 posti letto, adesso i medici sono solo due. L’unico modo per sanare la situazione è cambiare rotta». Molti studenti, è vero, preferiscono puntare su Ginecologia e Pediatria, specialità di maggior appeal, anche se il crollo delle nascite e l’avanzata della terza età renderanno la Geriatria la professione del futuro.