Il florovivaista: una fondazione per gestire un parco alla Valle dei Fiori con un bosco di “piante perdute” al Paiolo. E fiere itineranti sul verde
MANTOVA. Di sé ha sempre detto: «La mia fortuna è che sono nato povero». E come tante persone che con il proprio lavoro e senza alcun aiuto si sono costruite da sole la propria ricchezza, Ugo Orlandelli, fondatore e proprietario della Valle dei Fiori, conosce il valore della generosità. Così, giunto all’età di 76 anni, il maggior imprenditore del giardinaggio e del florovivaismo del Mantovano, conosciuto in Italia e all’estero, dopo essersi preso nella vita riconoscimenti notevoli, lavorando per eventi al servizio di papa san Giovanni Paolo II, Pavarotti, Gina Lollobrigida, solo per dire alcuni nomi, ha deciso di mettere in pratica un suo antico sogno: creare nel Mantovano un parco-museo della biodiversità, aiutando la gente a conoscere il valore delle piante e della natura.
L’idea di Orlandelli nasce da lontano. Già nel 1994 era attivo con l’iniziativa “Forestiamo la città”, donando 20mila piantine di essenze autoctone per diffondere l’idea che coltivare e conservare il patrimonio verde è un valore. E più tardi ha collaborato con Regione e Opg creando per gli internati un progetto legato alla cura del verde.
«Ho sempre detto - spiega il dinamico imprenditore - che il bambino a cui si regala una pianta e ha la fortuna di vederla crescere, sarà un adulto che non getta per terra una carta. Perché vede con i suoi occhi maturare assieme a lui un albero».
Forte di questi principi, Orlandelli è deciso a passare alla parte operativa della sua idea: mettere a disposizione della collettività spazi di verde curato, dove mettere a dimora piante che rischiano di scomparire, dimenticate perché scartate a favore di quelle più produttive. Una sorta di museo, di scrigno della biodiversità che ricordi a tutti l’importanza della piante nel ciclo della vita.
Il primo passo sarà la sistemazione di 4,5 ettari dietro il suo garden center La Valle dei Fiori. «L’area – spiega Orlandelli – l’avevo tenuta per fare vivaio di piante da alto fusto. Nel corso degli anni tante piante le ho effettivamente vendute, altre sono rimaste. Mi sono detto: perché non tenerle per farci un parco?».
E qui entra in scena un possibile partner di questa avventura. Orlandelli, profondo conoscitore del mondo delle piante, ha sempre avuto al suo fianco naturalisti di importanza nazionale, come il professor Giorgio Celli, prematuramente scomparso. Oggi c’è un dialogo aperto con Fausto De Stefani, alpinista di caratura mondiale (il sesto uomo ad aver salito tutti e 14 gli Ottomila della Terra) e naturalista che a Castiglione ha creato con le sue mani un’oasi naturalistica “La collina di Lorenzo”.
L’idea accarezzata da Orlandelli è quella di destinare questi ettari a luogo di svago ricreativo nella natura per famiglie, scuole, singoli. Grazie alla presenza delle api favorita dalle serre di agrumi e degli “hotel delle farfalle” con le Budleie (le “piante delle farfalle”), a gazebo distribuiti lungo il percorso, si potranno ammirare maestose sequoie, magnolie, allori, sugheri, fichi, salici costeggiati dal canale Paiolo che fa da confine con Borgo Virgilio. E che la zona sia naturale già ora lo testimoniano le due famiglie di caprioli che vi vivono.
Fra la rotatoria dell’Open Spice ed il Lago Paiolo, poi su 16 ettari di proprietà, Orlandelli vuole creare un museo all’aperto delle piante antiche che rischiano di essere dimenticate. Qui, ad ingresso diurno, potranno sorgere punti di relax, svago. «Nulla a fine di lucro - precisa Orlandelli -. Tutto gestito da una Fondazione a cui destinare i terreni e le piante, ma che poi dovrà gestire i luoghi».
E sempre in tema di proposte, Orlandelli ritiene fattibile anche per il Mantovano l’idea delle fiere vivaistiche itineranti: «In Olanda le fanno: a rotazione, ogni città organizza una fiera. Gli espositori attrezzano un’area che, alla fine, resta alla municipalità come area verde già fatta. Per la nostra provincia, che è ai vertici in Italia, non sarebbe un problema e in pochi anni si aumenterebbe la quota di parchi in ogni città».
