TRIESTE Una forma tumorale le stava crescendo sotto la lingua e subito dopo la nascita le avrebbe impedito di respirare in maniera autonoma. I medici del Burlo Garofolo hanno così deciso di intervenire immediatamente, facendola nascere in anticipo di sei settimane per poterle consentire di vivere. La piccola era nella pancia della mamma quando nel corso di una visita di controllo, prevista nel terzo trimestre della gravidanza, la dottoressa Giuliana Giorgis dell’Ospedale di Monfalcone ha individuato «una massa nel collo a carico del feto» richiedendo un approfondimento all’Irccs. Il personale del reparto di Medicina fetale e diagnostica prenatale, diretto dalla professoressa Tamara Stampalija, ha quindi individuato il teratoma, una formazione di tessuti embrionali paragonabile a un tumore.
La gravità della situazione, con il rischio per la bambina di non riuscire a respirare in maniera autonoma dopo la nascita, è stata poi confermata da una risonanza magnetica fetale effettuata dalla dottoressa Flora Murru nel reparto di Radiologia pediatrica, diretto dal dottor Claudio Granata. «In questi casi – ha spiegato Stampalija – è indicata l’esecuzione della cosiddetta procedura “Exit”, Ex Utero Intrapartum Therapy, che consiste nell’esecuzione di un taglio cesareo con l’estrazione del feto dall’utero fino alle spalle e l’intubazione delle vie aeree mentre il feto è ancora connesso alla circolazione materna tramite la placenta e il cordone ombelicale».
È stato creato un team multidisciplinare che ha deciso di intervenire alla 37esima settimana, a fronte delle 40 previste in un parto naturale, ma 20 giorni prima la mamma è stata ricoverata nella struttura della Gravidanza a rischio del Burlo, diretta dal dottor Gianpaolo Maso, a causa di una minaccia di parto prematuro: il gruppo è così dovuto intervenire subito. A eseguire il taglio cesareo un’équipe composta dai dottori Maso e Carlo Bouché, responsabile della Sala parto, mentre Stampalija controllava il benessere fetale con l’ecografia. Il team anestesiologico si è occupato della mamma e della bambina, subito intubata mentre ancora collegata alla circolazione utero-placentare dalla dottoressa Raffaella Sagredini, responsabile dell’Anestesia e Rianimazione. L’operazione è stata particolarmente complessa: «Il risultato – ha confermato Sagredini – è stato raggiunto grazie alle capacità e all’esperienza dell’équipe di anestesisti dedicati e ai dispositivi peculiari in dotazione alla Struttura e che ci permettono di essere riferimento regionale per l’anestesia e la rianimazione pediatrica. Interventi su teratomi erano già stati eseguiti ma mai a questo livello di complessità».
«Questo è un caso in cui – ha aggiunto Maso –, considerata la relativa frequenza di osservazione, l’approccio multidisciplinare in centri specialistici dedicati consente di ottenere ottimi esiti neonatali». La piccola dopo il parto è stata poi presa in carico dal team di Neonatologia guidato dalla dottoressa Laura Travan e operata pochi giorni dopo la nascita dal dottor Jurgen Schleef, direttore della Chirurgia pediatrica, e dal suo team per la rimozione dell’ostruzione. Ora respira da sola, sta bene e non avrà ricadute. A breve potrà essere dimessa. I genitori hanno avuto anche un supporto psicologico grazie alla dottoressa Rosella Giuliani nell’ambito del progetto promosso dall’Onlus Associazione Bambini Chirurgici del Burlo.
Soddisfazione per l’intervento è stata espressa da Stefano Dorbolò, direttore del Burlo, e Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione, i quali hanno sottolineato l’importanza del lavoro in sinergia. —
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